Si è concluso con un’assoluzione piena per Rino Foschi il processo penale sul fallimento dell’AC Cesena, celebrato al Tribunale di Forlì dopo tre anni di indagini e altri tre di udienze. L’ex direttore sportivo romagnolo è stato prosciolto con formula piena, «per non avere commesso il fatto», dalle accuse di bancarotta fraudolenta impropria da falso in bilancio e false comunicazioni sociali.
Come riportato dal Corriere dello Sport, il pubblico ministero aveva chiesto per Foschi una condanna a 2 anni e 3 mesi, mentre la parte civile chiedeva un risarcimento danni da 16 milioni di euro. Il Tribunale ha invece accolto integralmente le tesi difensive, riconoscendo l’assoluta estraneità del dirigente ai fatti contestati.
Il processo ruotava attorno a presunte plusvalenze fittizie tra il Chievo Verona e il Cesena, per un ammontare di oltre 30 milioni di euro, legate ai trasferimenti di giovani calciatori. Secondo quanto ricostruito dal Corriere dello Sport, Foschi non avrebbe avuto alcun ruolo illecito nella gestione di quelle operazioni, risultando così completamente assolto.
L’avvocato Mattia Grassani, che ha difeso Foschi insieme ai colleghi Colletti e Massimiliano Iovino, ha commentato con soddisfazione il verdetto:
«Giustizia è stata fatta – ha dichiarato –. Il direttore Foschi, da grande conoscitore del calcio e talent scout, ha fatto sempre e solo del bene al Cesena, la cui maglia rappresenta per lui una seconda pelle. Non sarebbe stato concepibile un diverso epilogo per chi ha regalato talenti veri al calcio italiano. È perfino offensivo l’accostamento a operazioni di plusvalenze fittizie o falsi in bilancio».
Con questa sentenza, come evidenziato ancora dal Corriere dello Sport, Rino Foschi esce completamente riabilitato da una vicenda che per anni aveva gettato ombre sulla sua carriera, ma che il Tribunale ha ora chiarito con una decisione netta.