L’allenatore palermitano ha analizzato la situazione delle panchine in Serie C, sottolineando come la pressione delle piazze possa condizionare i risultati: «Mi è capitato di allenare realtà importanti come Reggio Calabria, Palermo e Campobasso, dove la pressione del risultato è enorme. In questi casi la forza della società fa la differenza: quando si sceglie un allenatore bisogna farlo in base agli obiettivi e portare avanti quella scelta».
Parlando proprio della piazza molisana, Pergolizzi ha aggiunto: «A Campobasso manca continuità. La proprietà è spesso assente e questo pesa. L’allenatore non deve essere solo un gestore tecnico, ma anche un po’ manager: deve saper gestire il gruppo, i rapporti esterni e i giornalisti. Se manca la proprietà, serve una presenza costante».
Poi l’inevitabile riferimento al suo Palermo: «Io sono ripartito da Palermo, non era il primo fallimento. Il problema è che le cose temporanee non servono: se non costruisci qualcosa di importante, prima o poi sparisci. All’estero c’è più equilibrio e controlli più rigidi, da noi invece assistiamo a fallimenti ciclici. Le proprietà straniere spesso hanno più voglia di programmare, ma se si fa uno stadio solo per andarsene, che senso ha?».
Fondamentale, secondo Pergolizzi, anche il lavoro sui giovani: «I settori giovanili richiedono investimenti e professionisti. Le seconde squadre possono essere utili, ma devono avere un obiettivo vero. Far giocare i giovani tra i professionisti è un’altra cosa rispetto alla Primavera».
Infine, sul futuro personale, l’ex tecnico rosanero ha spiegato: «Sono spesso chiamato a subentrare in situazioni difficili, e da un lato mi fa piacere, dall’altro mi dispiace perché la mia storia parla di vittorie in campionati importanti. Vincere tre campionati in quattro anni e restare a casa fa venire dei dubbi. Però so come funziona il calcio e lo accetto, continuando a studiare e crescere».