PALERMO

Paolucci: «La vittoria nel derby col Palermo per 4-0 è il ricordo a cui sono legato»

L’ex attaccante Michele Paolucci, intervistato da Fanpage.it, torna su uno dei momenti più intensi e simbolici della sua carriera: il 4-0 nel derby con il Palermo, una partita rimasta scolpita nella memoria dei tifosi e nella sua. «La vittoria nel derby col Palermo per 4-0 è il ricordo a cui sono legato. Segnai anche un gol, purtroppo Mascara si inventò quel pallonetto e nessuno si ricorda della mia rete, ma non fa niente. Nella storia del Catania ci sono anch’io e questo è l’importante».

Paolucci spiega quanto quella parentesi in rossoazzurro lo abbia segnato anche sul piano umano:
«A Catania ho lasciato il cuore e non me ne sarei mai andato. Ho letto una recente intervista a Walter Zenga, in cui parlava delle pressioni per far giocare determinati calciatori a salvezza acquisita. Io ero in prestito dalla Juventus e ora capisco perché, ad un certo punto, non giocai più».

Nel colloquio con Fanpage.it, Paolucci si sofferma anche sulla sua attuale professione di direttore sportivo, ruolo che affronta con la stessa determinazione mostrata in campo. E parlando di allenatori non ha dubbi: «Se avessi budget illimitato, sicuramente Antonio Conte, perché è garanzia di successo. Se invece fossi chiamato a “costruire”, allora chiamerei Paolo Zanetti. Credo che al Verona stia facendo grandi cose e il suo lavoro non è stato adeguatamente valorizzato. Mi piace la sua sfrontatezza, il suo coraggio e il modo in cui gestisce il gruppo».

Il rapporto con Conte risale alla stagione 2010/2011, quando il tecnico muoveva i primi passi verso la grande carriera che lo avrebbe portato alla Juventus. «Forse era ancora più tosto di ora, spingeva sull’acceleratore. Aveva una voglia incredibile di emergere: i metodi erano già quelli, allenamenti massacranti e la capacità di entrare nella testa dei giocatori. Quando capivi che ascoltarlo ti avrebbe portato lontano, lo seguivi senza titubanze. E infatti in campo volavamo».

Paolucci guarda con ambizione al futuro nel ruolo di DS: «Questo è quello che voglio fare “da grande”. L’esperienza alla Fermana è stata complicata ma formativa. So di avere dato tutto, ma la squadra è retrocessa anche per problemi extra-campo. Sono all’inizio, quindi gli errori fanno parte del percorso. Mi piacerebbe fare esperienze all’estero e mi ispiro ad Andrea Berta, che considero un’eccellenza del ruolo».

Accanto alla carriera da dirigente, porta avanti un progetto personale dedicato ai giovani: «Vorrei creare nella mia città uno spazio dove i ragazzi possano fare sport senza pesare sulle tasche delle famiglie. Non si gioca più per strada, servono luoghi sicuri dove crescere e stare bene».

Infine, un rimpianto che ancora lo accompagna: la Nazionale maggiore. «Dopo aver fatto tutte le giovanili, mi sarebbe piaciuto esordire nella maggiore. Ai tempi del Catania Lippi disse che mi stavano seguendo, ma non ci fu seguito. Mi sarei accontentato di una presenza. Oggi basta poco per una convocazione; ai miei tempi, quando l’Italia era Campione del Mondo, arrivavi in azzurro a fine di un percorso vero».

Published by
Redazione Ilovepalermocalcio