ALERMO – L’ultimo direttore sportivo ad aver portato il Palermo in Serie A, Giorgio Perinetti, sperava che il suo “record” venisse superato. E invece, dopo l’eliminazione ai playoff per mano della Juve Stabia, il primato resta suo. In un’intervista rilasciata a Valerio Tripi per Repubblica Palermo, Perinetti analizza le cause della mancata promozione e riflette sul progetto rosanero targato City Football Group.
«Con la proprietà che ha il Palermo oggi – dice Perinetti – è naturale auspicare che prima o poi si trovi la quadra per raggiungere la promozione. Ma finora i risultati ottenuti non sono stati esaltanti».
«Rosa costruita per vincere, ma il Barbera non è stato un valore aggiunto»
Secondo Perinetti, i correttivi apportati a gennaio con l’arrivo di Osti e di elementi esperti come Audero, Magnani e Pohjanpalo avevano dato un segnale chiaro di ambizione. Tuttavia, qualcosa è andato storto.
«Evidentemente alcune lacune erano già state individuate e si è provato a rimediare. Ma il rendimento interno è stato sorprendente in negativo. Una volta il Barbera era un vantaggio, oggi si sono visti cali di tensione inspiegabili, da squadra di media classifica».
Il risultato? Un ottavo posto che costringe a passare per la lotteria dei playoff, con tutti i rischi del caso.
«Nella partita secca può capitare una squadra come la Juve Stabia: vivace, organizzata, e allora fai fatica», ha osservato Perinetti su Repubblica Palermo.
Osti confermato: «Scelta positiva, ma Bigon deve essere più presente»
L’area sportiva del Palermo ripartirà da Carlo Osti, una figura che Perinetti apprezza:
«La continuità è sempre un valore. Osti è un dirigente equilibrato, con grande esperienza. Una scelta positiva».
Su Riccardo Bigon, invece, l’ex ds sottolinea una possibile criticità:
«Non è molto presente sul territorio, e questo può essere un limite. Ma è un dirigente navigato, saprà trovare la quadra anche a distanza».
CFG e il nodo del legame con la città
La riflessione più ampia di Perinetti riguarda la struttura del City Football Group, che pure riconosce come un’organizzazione all’avanguardia.
«Non posso discutere il modello del CFG, hanno tutte le caratteristiche dei gruppi internazionali moderni. Però il calcio italiano è ancora molto legato al territorio, agli umori della piazza».
Qui sta il vero punto critico per Perinetti: la mancanza di un contatto diretto e costante con la città.
«A Palermo manca qualcuno che viva quotidianamente il territorio. Mirri, che ha rilanciato il club più con le intuizioni che con i mezzi, era un punto di riferimento. Contribuiva nei momenti critici. Ora, pur essendo tutti presenti, sembra che nessuno lo sia come dovrebbe», ha concluso su Repubblica Palermo.