Nell’ampia intervista concessa da Carlo Osti a Luigi Butera per Il Giornale di Sicilia, il direttore sportivo ripercorre l’altalena vissuta dal Palermo in questa prima parte di stagione: dieci punti nelle prime quattro partite e appena nove nelle successive otto, fino alle tre sconfitte consecutive che hanno riportato la squadra dal primo al quinto posto.
«Cosa è successo? È successo che la squadra ha mostrato due facce – sottolinea il ds nell’intervista pubblicata da Il Giornale di Sicilia e raccolta da Luigi Butera –. Il campionato è iniziato in una certa maniera, nelle ultime gare abbiamo mostrato una faccia diversa. Mi auguro che da Chiavari la squadra sappia ritrovare la strada giusta intrapresa a inizio campionato».
A Butera, che gli chiede se la frenata sia mentale, tecnica o fisica, Osti risponde senza esitazioni: «Capire bene quali possano essere i fattori di una frenata, anche così brusca, è molto difficile. Sicuramente ci sono una serie di motivi, io credo che l’aspetto mentale sia predominante. A volte basta poco per far scattare una scintilla che ci permetta di arrivare a raggiungere qualsiasi tipo di obiettivo».
Nell’intervista a Il Giornale di Sicilia, il ds esclude parallelismi con la scorsa stagione: «Non penso che ce ne siano, sono arrivato a Palermo il 4 gennaio e abbiamo fatto un mercato di un certo livello con gli arrivi di Audero, Magnani e Pohjanpalo. In questo momento siamo quinti in classifica ma rimaniamo fiduciosi e consapevoli che questa squadra, per come è stata costruita, possa e debba ambire a posizioni più prestigiose».
Infine, a domanda diretta di Luigi Butera, Osti risponde sul possibile errore di considerare la Serie A un traguardo facile: «Non credo agli inganni quando dietro c’è il lavoro. Quando la squadra ha giocato come sa, si è visto chiaramente che la direzione era quella giusta e lo hanno riconosciuto tutti: addetti ai lavori, media, tifosi. Poi, come dicevo prima, il calcio vive di momenti: la fiducia può crescere o calare, ma la base resta. Forse qualcuno ha pensato che la Serie A potesse essere un traguardo facile, ma chi conosce la B sa che non lo è mai. È un campionato lunghissimo, pieno di trabocchetti. Dobbiamo ritrovare quella fame e quell’umiltà che avevamo a inizio stagione: tornare a giocare con il fuoco dentro, come se ogni gara fosse una finale. Quello spirito, quella rabbia positiva, è ciò che fa la differenza».