È un addio che pesa come un macigno quello che Giampiero Mughini, giornalista e volto noto della televisione italiana, è costretto a vivere. A 84 anni, l’intellettuale catanese deve infatti separarsi dalla sua immensa collezione di libri — tra i 20 e i 25 mila volumi — per far fronte a una situazione economica complicata. Un patrimonio culturale che comprende prime edizioni di autori come Pavese, Calvino, Campana, Gadda, Sciascia, Fenoglio, Pirandello, Bassani, Moravia, Bianciardi, Montale e Ungaretti.
Nell’intervista concessa al Foglio, Mughini ammette amaramente: «Non c’è più nessuno che mi propone un lavoro. Da quando sono stato male hanno smesso tutti di chiamarmi». Restano soltanto i suoi libri, che ora però rappresentano anche la sua unica ancora di salvezza economica. Li cederà attraverso un catalogo, firmandoli per mantenere un legame personale con quelli che definisce «una sofferenza indispensabile».
Il momento attuale stride con il ricordo di un Mughini protagonista acceso del dibattito televisivo, capace di suscitare discussioni e polemiche. Una delle più celebri lo vide contrapposto all’allora presidente del Palermo Maurizio Zamparini, scomparso nel 2022. In quell’occasione Mughini non esitò a dichiarare senza mezzi termini: «Sono scappato dalla Sicilia e alla fine ho avuto ragione io. Sono stufo della retorica meridionalista». Parole dure che colpirono molti siciliani.
La replica piccata di Zamparini fu immediata: «Ma come si può scappare dalla Sicilia? La Sicilia è un’isola felice! Ogni siciliano vero vorrebbe viverci, ma spesso per motivi lavorativi non è possibile. Palermo è stata una capitale durante il dominio arabo e normanno, c’è cultura. Non capisco chi non vuole starci». Un botta e risposta che allora fece molto discutere e che ancora oggi restituisce la cifra polemica di entrambi i protagonisti.
Oggi, il quadro è ben diverso: l’uomo che rivendicava con orgoglio il suo distacco dalle radici siciliane vive una fase segnata da difficoltà economiche e da rapporti umani affievoliti, con amicizie “evaporate” e risparmi ridotti a «miserie». Resta la sua rubrica settimanale sul Foglio, che gli consente di mantenersi tra sacrifici e ironia («una dieta intermittente che fa pure bene alla salute»).