Lorenzo Cascini racconta per La Gazzetta dello Sport il “giallo irrisolto” della carriera di Domenico Morfeo, talento purissimo e incompiuto. Un sinistro che “cantava”, un giocatore mai pienamente sbocciato. Morfeo stesso confessa: «Non sono mai stato un professionista. Mi fossi allenato bene e avessi avuto un’altra testa chissà dove sarei arrivato».
Cascini ripercorre i suoi anni migliori tra Parma, Atalanta e Verona, dove Morfeo dice di essersi sentito “libero di essere se stesso”. Il rimpianto? Non aver avuto continuità, non aver mantenuto la promessa di ciò che sarebbe potuto diventare.
Tra i ricordi più forti, Morfeo indica Cesare Prandelli: «Un secondo padre. Il migliore allenatore che abbia mai avuto».
Gilardino, Adriano e gli attaccanti con cui ha giocato
Morfeo diverte e si confessa senza filtri. Su Gilardino racconta che all’inizio “non lo voleva nessuno in allenamento”, poi sbocciò dopo l’infortunio di Adriano.
E proprio Adriano, dice, “per me è stato il più forte mai visto”: un rapporto speciale, fatto di confidenze e feste bizzarre dopo i gol.
L’episodio dell’assegno da 5 milioni
Uno dei passaggi principali riportati da Cascini riguarda l’aneddoto che ha fatto storia: Pippo Inzaghi gli promise 5 milioni di lire se lo avesse aiutato a vincere la classifica cannonieri con l’Atalanta.
Morfeo racconta:
«Che fatica vedere Pippo tirare fuori i soldi… diciamo che era un po’ tirchio. A Reggio, prima dell’ultima partita, Pippo mi disse che se lo avessi aiutato a vincere la classifica dei cannonieri mi avrebbe dato 5 milioni. Segnò due gol e mi staccò l’assegno in spogliatoio. Io portai a cena tutta la squadra: sono sempre stato generoso».
Firenze e l’incidente con i tifosi
A Firenze arrivarono contestazioni feroci, con la famosa maglia “indegno”. Morfeo risponde: «Non ho mai abbassato la testa. Mi accusavano di inventare infortuni… non avevano capito niente».
Il rapporto con l’Inter
All’Inter, ammette, poteva fare di più: «Ero il numero dieci e so di aver fatto arrabbiare Moratti. Si aspettavano molto da me».
Il rimpianto della Nazionale
Niente debutto in azzurro: «Mi dispiace. Avevo la qualità per essere titolare, ma non ho avuto la testa».
Oggi Morfeo gestisce un ristorante a Parma. «Il calcio? Non mi manca. Lo trovo un mondo falso».