SERIE B

Juve Stabia, 11 interdittive antimafia nell’indotto del club

Nuovo capitolo nell’inchiesta che scuote la Juve Stabia. Il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha disposto 11 provvedimenti interdittivi antimafia nei confronti di altrettante aziende che operavano nell’indotto economico della società calcistica di Castellammare di Stabia, già finita ieri sotto amministrazione giudiziaria su decisione del Tribunale di Napoli.

Il sistema di condizionamento del clan D’Alessandro

Secondo le indagini, coordinate dal procuratore nazionale antimafia, dal procuratore di Napoli e dal questore, è emerso un articolato sistema di controllo e infiltrazione economica da parte del clan camorristico D’Alessandro, da decenni radicato sul territorio stabiese e nei comuni limitrofi.

Le imprese colpite dai provvedimenti si occupavano di servizi fondamentali per il club, tra cui portierato, sicurezza, stewarding, ticketing, catering, pulizie, trasporto della prima squadra e assistenza sanitaria.
Tutti settori che, secondo gli investigatori, erano «permeabili e a rischio di infiltrazione criminale», con un’influenza tale da estendersi a tutta la filiera gestionale della Juve Stabia.

L’obiettivo: difendere legalità ed economia sana

In una nota ufficiale, la Prefettura di Napoli ha spiegato il senso delle misure adottate:

«I provvedimenti interdittivi si inseriscono in un contesto più ampio di difesa della legalità e dello sviluppo economico. L’obiettivo è tutelare la società civile contro la pressione delle consorterie criminali, sostenendo l’economia legale e la libera concorrenza».

L’intervento del Prefetto segue la decisione del Tribunale di nominare due amministratori giudiziari con il compito di rimuovere i soggetti e le attività sospette, assicurando la continuità sportiva e gestionale del club, ma bonificando il sistema da ogni possibile condizionamento mafioso.

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Redazione Ilovepalermocalcio