L’onda ProPal è già arrivata ai cancelli di Coverciano e ora punta verso Udine, dove tra otto giorni si giocherà Italia-Israele. Un appuntamento sportivo ad altissimo tasso di tensione, tanto che — come scrive Roberto Maida sulla Gazzetta dello Sport — le istituzioni italiane si preparano a gestire un evento considerato «di massima allerta».
Il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, ha chiesto il rinvio della partita, ma l’ipotesi non è stata nemmeno presa in considerazione dalla FIFA. Nonostante ciò, nei corridoi della questura e della prefettura la preoccupazione è palpabile. Al momento, il match si giocherà regolarmente, ma con un dispositivo di sicurezza senza precedenti per la città friulana.
Le autorità locali, come riporta ancora Maida sulla Gazzetta dello Sport, non vogliono assumersi la responsabilità di uno stop che comporterebbe ricorsi e polemiche. La decisione spetta al ministero dell’Interno, che si muove con estrema cautela. Il ministro Matteo Piantedosi è in contatto diretto con Tel Aviv per garantire un’accoglienza sicura alla nazionale israeliana, che sarà scortata da una squadra di agenti del Mossad.
Il piano prevede l’arrivo del team israeliano all’aeroporto di Ronchi dei Legionari, con prelievo diretto sotto bordo e trasferimento in una struttura segreta, sorvegliata 24 ore su 24 fino alla partenza. Solo allora — scrive Roberto Maida sulla Gazzetta dello Sport — il governo potrà tirare un sospiro di sollievo.
Sul fronte dell’ordine pubblico, la questura di Udine parla di una «situazione mai vista prima». È previsto un doppio piano operativo: una parte delle forze dell’ordine si occuperà delle manifestazioni, l’altra sarà interamente dedicata alla sicurezza della partita. Rinforzi arriveranno da tutto il Triveneto per gestire l’afflusso dei manifestanti, che saranno tenuti lontani dallo stadio e concentrati nel centro città.
Mentre la tensione cresce, l’aspetto calcistico resta in secondo piano. Come sottolinea Maida sulla Gazzetta dello Sport, l’interesse per l’incontro è minimo: appena quattromila biglietti venduti su oltre ventimila disponibili, nonostante i prezzi contenuti (da 14 a 50 euro). La FIGC sta cercando di coinvolgere scuole e associazioni sportive per riempire almeno in parte le tribune e creare un clima più sereno.
Ma la realtà è che, a Udine, non c’è aria di festa. Le proteste contro Israele, già viste in altre città europee, potrebbero arrivare fino agli spalti. Già a settembre, durante la gara d’andata in Ungheria, diversi tifosi italiani avevano voltato le spalle al campo durante l’inno israeliano.
L’incontro, conclude Roberto Maida sulla Gazzetta dello Sport, si giocherà con ogni probabilità, ma rischia di perdere completamente il significato di aggregazione che il presidente Gianni Infantino vorrebbe promuovere. Più che una partita, quella di Udine sarà un test per la capacità dell’Italia di garantire sicurezza e ordine in un contesto politico e sociale esplosivo.