L’Italia sportiva si è risvegliata sospesa tra orgoglio e amarezza dopo un weekend che ha offerto la fotografia perfetta delle sue due anime. Da una parte l’impresa di Sinner, capace di trionfare nelle Nitto Atp Finals di Torino contro Alcaraz, riaccendendo fierezza e appartenenza. Dall’altra il tonfo della Nazionale di Gattuso, travolta 4-1 dalla Norvegia a San Siro, una caduta che ha lasciato ferite evidenti soprattutto sul piano psicologico.
Nel mezzo, a fare da bussola istituzionale, la voce del Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi. Intervenuto ai microfoni di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1, ha analizzato lo stato emotivo del Paese e toccato i nodi irrisolti del sistema calcio, dalla crescita dei talenti al percorso verso il Mondiale, passando per Atp Finals, stadi, Euro2032 e Milano-Cortina.
«Sentimenti differenti, ma c’è sempre una speranza»
Abodi descrive l’Italia come un Paese che oscilla tra esaltazione e disillusione:
«Sentimenti differenti tra il trionfo di Sinner e il ko della Nazionale. Quando si vince siamo tutti felici, quando si perde così ci sono mille recriminazioni».
Il Ministro non nasconde l’amarezza per l’ennesima battuta d’arresto a Milano, ma invita a non disperdere l’ultima fiammella di fiducia:
«C’è sempre una speranza… sono convinto che possiamo farcela».
La missione resta la qualificazione ai Mondiali, da ottenere attraverso i playoff: un sentiero accidentato ma non precluso. Abodi ricorda anche il legame viscerale tra tifosi e Nazionale, evocando il simbolico coro di «Un amore così grande»:
«Di fronte a un amore così grande è chiaro che ci si senta traditi. Ma bisogna coltivare la speranza che possa riaccendersi qualcosa in campo e sono convinto che possiamo farcela».
Nonostante il crollo del secondo tempo contro Haaland e compagni, il Ministro ritiene che «una base su cui ripartire esista», purché il gruppo ritrovi «unità e serenità mentale».
«A febbraio ci sarà uno stage: il talento va recuperato»
Uno dei passaggi più significativi riguarda la formazione dei giovani. Abodi ha confermato che uno stage della Nazionale è ormai deciso:
«Penso proprio di sì… a febbraio ci sarà questo stage».
Poi il monito più duro, rivolto al sistema calcio italiano:
«Negli ultimi vent’anni il calcio ha sacrificato il talento».
Per il Ministro, la priorità è invertire una tendenza che ha messo in secondo piano la qualità pura:
«C’è molta più attenzione alla funzionalità del gioco piuttosto che al talento».
Citati anche i casi dei giovani norvegesi Nusa e Bobb, esempi di nazioni che «investono davvero sulla tecnica naturale» dei loro ragazzi. L’Italia, invece, secondo Abodi, concede troppo poco ai propri giovani:
«Tutte le altre discipline dimostrano che abbiamo ancora talento ed è strano che nel calcio l’Italia fatichi a emergere. Viene dato poco spazio ai giovani italiani. Evidentemente dobbiamo fare un esame di coscienza».
Il Ministro invita però a una visione duplice: tutela dell’immediato e programmazione del futuro:
«Non è che da qui a marzo possiamo cambiare le cose, ma dobbiamo capire che nei momenti di difficoltà bisogna presidiare l’obiettivo immediato e allo stesso tempo programmare il futuro. Forse anche il modello tecnico va rivisto».