La promozione in Serie A del Pisa dopo 34 anni è «un’emozione indescrivibile». Lo ha raccontato Filippo Inzaghi in una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport, firmata da Tullio Calzone, in cui ripercorre la cavalcata storica che ha riportato i nerazzurri nell’élite del calcio italiano.
«Era da anni che volevo venire a Pisa. In tanti mi sconsigliavano. Pensavo ai playoff, ma sono stati i ragazzi a rendere tutto straordinario», confida Super Pippo, visibilmente emozionato.
«Una città che vive di calcio»
Inzaghi ha raccontato anche l’effetto travolgente del popolo nerazzurro: «La gente di Pisa mi ha dato tantissimo dal primo momento. Sapevo che c’era passione. Vedere 7.000 tifosi a Sassuolo o lo stadio pieno domenica sera… resteranno dentro di me per sempre».
La scelta di guidare il Pisa, rivela, non è mai stata in discussione per lui: «Nessuna perplessità personale. Sapevo che la società era organizzata e ci avrebbe aiutato a lavorare al meglio».
Una squadra vera
«Nel ritiro di Bormio avevo capito che questi ragazzi si sarebbero buttati nel fuoco per me», racconta Inzaghi a Calzone. «Non c’è stata una mia scelta contestata durante tutto il torneo. Ho percepito da subito la possibilità di costruire qualcosa di grande».
La forza del gruppo è stata l’arma vincente: «Mai una multa per ritardi o atteggiamenti sbagliati. Un Pisa multietnico che ha trovato la sua lingua comune nel lavoro».
La dedica
La promozione, dice Inzaghi, è per «tutte le persone che mi sono state vicino: i miei genitori, i miei figli Edoardo ed Emilia, mia moglie Angela e mio fratello Simone. Le sue parole prima del Barcellona mi hanno commosso».
E sulla domanda se resterà in Toscana: «Ho due anni di contratto. Ma la Serie A è un’altra storia, bisognerà parlarne».
Il futuro? «Serve un altro miracolo»
Per restare in A, spiega il tecnico, servirà un progetto solido: «A Pisa c’è tutto per fare bene, ma è chiaro che la Serie A è una sfida diversa. Dobbiamo attrezzarci al meglio».
E il suo mantra resta sempre lo stesso: migliorare. «Tutto quello che mi è successo mi è servito. E non rimpiango nulla. Come farò crescere questo Pisa? Facendo un altro miracolo».