CALCIO EUROPEO

Guardiola si confessa: «Il successo può confondere. Dopo il City mi fermerò»

Pep Guardiola ha raccontato senza filtri le sue sensazioni più intime in una lunga intervista rilasciata a GQ, toccando i temi della pressione, della crisi del Manchester City e del proprio futuro in panchina.

«Le pressioni sono tante. E quando le cose vanno male, le notti diventano più lunghe, la quotidianità più pesante. Il lavoro dell’allenatore, e parlo anche a nome dei miei colleghi, non si ferma mai. È un impegno costante, 24 ore su 24, 7 giorni su 7» ha dichiarato il tecnico spagnolo, svelando quanto sia totalizzante il ruolo che ricopre.

Guardiola ha spiegato quanto sia fondamentale avere equilibrio interiore: «Hai bisogno di persone intorno che ti aiutino a dare il giusto peso alle cose, a relativizzare. Perché trovare una stabilità, quando vivi tra picchi altissimi e momenti bassi, è fondamentale. Un amico, che mi ha capito più di tanti altri, una volta mi ha detto: “Tu hai tre stati d’animo: sei euforico, depresso, o completamente assente”. E in fondo è vero. Il mio obiettivo, ogni giorno, è cercare di stare in equilibrio tra questi tre».

L’allenatore del City ha parlato anche del calo avuto nella scorsa stagione: «Quando vinci sei Premier League, è inevitabile un calo, è umano. Forse avremmo dovuto cambiare più giocatori, ma è facile dirlo con il senno di poi. Il calo fa parte di un processo necessario, e quando è arrivato, ci ha travolti più di quanto immaginassimo. Non è stato un disastro: siamo pur sempre arrivati in finale di Coppa del Re e terzi in campionato. Non dodicesimi. Ma i lunghi mesi senza vittorie, quelle 13-14 sconfitte di fila… sono stati qualcosa che non avevamo mai vissuto prima. Ti rimette in riga, ti riporta con i piedi per terra».

E ancora: «Parlo a nome del Manchester City: questa crisi, per quanto dura, ci ha fatto bene. Il successo può confondere. Per anni siamo rimasti lucidi, ma stavolta no. Troppi infortuni, troppe distrazioni. E ti chiedi: perché? La risposta, almeno per me, è chiara: quando la tua attenzione si sposta da ciò che devi fare, il corpo ne risente. E poi c’è l’illusione del “tanto ce la faremo”: ma la realtà ti aspetta dietro l’angolo. Perché quando vinci troppo, chi perde non ti applaude, ti aspetta. E quando scivoli, non c’è pietà».

Sul paragone tra Leo Messi e Lamine Yamal, Guardiola è categorico: «Messi è un nome troppo grande. Sono 90 gol in una stagione, per 15 anni, senza sosta, senza infortuni. Mi sembra un paragone esagerato. Lasciatelo crescere. Lasciatelo stare».

Infine, sul suo futuro professionale: «Fin quando mi vedo allenatore? La verità? Non lo so. Non ho un piano preciso, né posso dire con certezza cosa farò dopo. Una cosa è chiara: quando finirà questa esperienza con il City, mi fermerò. È deciso, anzi più che deciso. Per quanto tempo? Un anno, due, dieci? Non ho risposta. So che ho bisogno di staccare, prendermi del tempo per me stesso, ascoltare il mio corpo e semplicemente… “badar9”. In catalano significa lasciarsi andare».

Conclude con una metafora familiare: «Mio nonno diceva che le mucche guardano il treno che passa, e io ora voglio essere proprio così. Fermarmi, contemplare, lasciar andare».

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Redazione Ilovepalermocalcio