“Gli è finita come Acerbi”: NON CONVOCATO DA GATTUSO | Esplode il caso in spogliatoio

Gattuso

Gattuso - fonte lapresse - ilovepalermocalcio

L’avventura del nuovo c.t. della Nazionale si apre nel segno della polemica.

Non era il primo nome sulla lista per la Nazionale, ma Gennaro Gattuso non ha mai avuto bisogno di partire in vantaggio per dimostrare il suo valore. Non lo è stato nemmeno da calciatore: mediano silenzioso, marcatore feroce, guardaspalle dei fuoriclasse. Mentre i riflettori erano per Totti, Del Piero o Cannavaro, lui partiva per la Scozia a 19 anni, scegliendo la pioggia dei Rangers al posto del sole di casa. In panchina, si è reinventato: da scettico di Guardiola a studente ossessivo, come quei ragazzi non geniali che però prendono ottimi voti grazie a uno sforzo che non si vede.

Gattuso ha sempre rischiato in prima persona. Chi giocava con lui si sentiva protetto, coperto, trascinato. Forse per questo non rientra nei canoni del calcio moderno, dove contano più le etichette – “gioco posizionale”, “relazionale” – che la sostanza. Ma un Gattuso nel motore può far comodo.

Da allenatore è stato tutt’altro che prevedibile: ha giocato a tre, a quattro, con pressing o lasciando libertà. Ora, da ct, avrà poco tempo, ma può fare la differenza nel motivare, nel costruire uno spirito di squadra in tre allenamenti e due pacche sulla spalla.

Logico che ci sia diffidenza, anche da parte sua. Ma Gattuso si è sempre rimesso in gioco. E, dopo il disastro di Oslo, la Nazionale non può che risalire. In fondo, se avessimo trovato Haaland a ottobre e non a giugno, forse oggi Spalletti sarebbe ancora lì. Ora tocca a Gattuso, con la sua storia da emigrante: pronto a salire su quella nave per l’America anche in terza classe, con paura e sudore, ma determinato a schivare l’iceberg all’orizzonte.

Una frattura mai sanata

Riccardo Montolivo ha scelto il momento perfetto per togliersi un sassolino – anzi, un macigno – dalla scarpa. Intervenuto a Sky Sport dopo l’annuncio imminente di Gennaro Gattuso come nuovo ct della Nazionale, l’ex centrocampista non ha usato giri di parole: «Non è una persona che gode della mia stima», ha dichiarato con fermezza. Parole che suonano come un regolamento di conti a distanza, dopo anni di silenzi e tensioni vissute negli ultimi tempi di carriera al Milan, proprio sotto la guida di Gattuso.

Le stagioni condivise a Milanello, tra il 2017 e il 2019, furono per Montolivo un calvario. Dall’addio alla fascia di capitano alla perdita totale di spazio in campo, fino all’esclusione dalla tournée estiva negli USA comunicata via SMS. Nonostante non fosse ufficialmente fuori rosa, Montolivo era di fatto un separato in casa: pochi minuti nella prima stagione, zero presenze nella seconda. Il centrocampista, che non smetteva di dichiarare la sua dedizione al gruppo, si è ritrovato ai margini, senza spiegazioni né confronti.

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Gattuso – fonte lapresse – ilovepalermocalcio

Una ferita personale e professionale

La gestione Gattuso lo ha segnato profondamente, tanto da spingerlo a chiudere con il calcio nel novembre 2019, in aperta rottura con l’ambiente rossonero. «Non ho mai avuto risposte», raccontava all’epoca. Nessun litigio aperto, ma un gelo costante, fatto di esclusioni e incomprensioni. Per Montolivo, Gattuso non lo ha mai considerato, né tecnicamente né umanamente.

Ora che Ringhio si prepara a raccogliere la Nazionale dalle sue macerie, quelle parole suonano come un monito personale. Chissà se Gattuso replicherà mai. Per ora, il sassolino ha cominciato a rotolare.