“Giuntoli mi ha dato un pugno in faccia”: RISSA VERGOGNOSA NEGLI SPOGLIATOI | Adesso è chiaro perché se n’è andato

Giuntoli - fonte lapresse - ilovepalermocalcio
Dichiarazioni che faranno molto discutere.
Il rapporto tra direttore sportivo e calciatore è spesso complesso, segnato da equilibri delicati e obiettivi diversi. Il direttore sportivo rappresenta la società e ha il compito di costruire una squadra competitiva, gestendo rinnovi, cessioni e acquisti con una visione strategica. Il calciatore, invece, vive in prima persona l’emotività dello spogliatoio, la pressione del campo e le dinamiche personali che possono entrare in conflitto con le scelte dirigenziali.
Quando si tratta di rinnovi contrattuali o cessioni, i nodi emergono con più forza. I calciatori possono sentirsi traditi o svalutati se percepiscono freddezza o mancanza di considerazione da parte del club, mentre i direttori sportivi devono mantenere lucidità e rigore economico. Questo può generare incomprensioni, tensioni o distacco emotivo, specialmente nei casi in cui un giocatore è molto legato all’ambiente o ai tifosi.
Un altro punto critico riguarda le aspettative di impiego e la valorizzazione. Un calciatore che non si sente valorizzato può attribuire la responsabilità al direttore sportivo, ritenendolo colpevole di scelte tecniche o strategiche che lo penalizzano. Allo stesso tempo, il ds deve garantire equilibrio tra esigenze del tecnico, limiti di bilancio e visione a lungo termine.
Tuttavia, quando si crea fiducia reciproca, il rapporto può diventare un punto di forza per entrambe le parti. Dialogo trasparente, rispetto dei ruoli e chiarezza negli obiettivi aiutano a evitare conflitti e favoriscono un clima sereno, essenziale per il rendimento della squadra.
Accuse gravi e silenzi pesanti
Jonathan De Guzman rompe il silenzio e racconta un drammatico capitolo della sua carriera, lanciando pesanti accuse al Napoli e, in particolare, all’ex direttore sportivo Cristiano Giuntoli e al medico sociale Alfonso De Nicola. In un’intervista a volkskrant.nl, il centrocampista olandese ripercorre il 2015, quando cominciò ad accusare un dolore allo stomaco ignorato dallo staff medico del club. “Benitez mi consigliò un altro specialista, ma il Napoli non lo permetteva”, ha dichiarato, denunciando un ambiente rigido e privo di ascolto. Con Sarri la situazione peggiorò: venne accusato di fingere i sintomi, arrivando persino a dubitare di se stesso.
Il conflitto con Giuntoli esplose quando De Guzman rifiutò i trasferimenti in Premier League. Secondo il suo racconto, il ds lo avrebbe minacciato e poi aggredito fisicamente nello spogliatoio, con Zuniga costretto a dividerli. “Se non firmi, sei morto a Napoli”, fu la frase che lo convinse della rottura totale. I tentativi di contattare De Laurentiis andarono a vuoto, e il calciatore fu escluso dagli allenamenti senza che nessun compagno osasse intervenire.

Diagnosi ignorate e rinascita
Solo molto tempo dopo, grazie a un consulto esterno, fu finalmente diagnosticato un problema reale: un’ernia sportiva, confermata e poi trattata dal dottor Ulrike Muschaweck a Monaco. Il dolore scomparve, ma la lunga inattività aveva minato fisico e mente.
De Guzman descrive quel periodo come il più buio della sua carriera: “Ero una specie di dilettante, non in forma, forse anche depresso”. Ora che il peggio è alle spalle, chiude quel capitolo con amarezza, lasciando un’intervista destinata a sollevare forti reazioni.