Giocava al Palermo con Cavani e Miccoli: oggi lavora in hotel | Il calcio lo ha annoiato

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Non sempre le carriere dei calciatori forniscono un sostentamento anche dopo il ritiro.
Dopo il ritiro, molti calciatori avvertono un forte bisogno di allontanarsi dal mondo del calcio. Per anni, la loro vita è stata scandita da allenamenti, partite, pressioni mediatiche e aspettative elevate. Questa routine totalizzante può diventare mentalmente e fisicamente logorante, portando l’ex atleta a desiderare una pausa completa, un momento di silenzio dopo il frastuono degli stadi.
In alcuni casi, il distacco nasce dal bisogno di riscoprire la propria identità al di fuori dello sport. Il calcio, pur offrendo fama e soddisfazioni, può assorbire completamente la persona, trasformandola in un personaggio pubblico più che in un individuo. Una volta conclusa la carriera, molti sentono l’urgenza di dedicarsi ad altri interessi, a relazioni trascurate o alla semplice quotidianità, spesso rimandata per anni.
Ci sono poi motivazioni legate a delusioni personali o professionali. Un addio forzato per infortunio, incomprensioni con club o tifoserie, oppure il senso di non aver raggiunto quanto sperato possono spingere il calciatore a voltare pagina, evitando di restare in un ambiente che ricorda costantemente ciò che è stato perduto.
Per alcuni il ritiro rappresenta l’occasione per vivere finalmente con più libertà. Dopo una vita regolata da calendari e restrizioni, molti ex calciatori scelgono la riservatezza, lontano da telecamere e spogliatoi, ritrovando una dimensione più intima e personale che il calcio, con la sua esposizione continua, raramente concede.
Il ritorno alle origini
Alberto Fontana, tra i migliori portieri della storia del Palermo, ha vissuto l’apice della sua carriera nell’era d’oro di Zamparini. Soprannominato “Jimmy” o “Nonno Volante”, ha praticamente concluso la carriera in rosanero, rifiutando successive offerte, soprattutto per motivi legati all’età e alla voglia di stabilità. Nell’intervista rilasciata a Gaetano Mocciaro per Tuttomercatoweb, Fontana racconta il desiderio profondo di tornare a Cervia, la sua terra natale, dove è cresciuto tra mare e libertà, lontano dal caos delle grandi città.
La sua scelta è maturata anche per la famiglia: due figli piccoli e una vita già appagante lontano dai riflettori. A Cervia ha ritrovato un equilibrio, dedicandosi con semplicità alla gestione del bed and breakfast di famiglia e all’hotel della moglie. Si definisce con autoironia “il garzone della burocrazia”, felice di godersi una quotidianità che il calcio, per anni, gli aveva negato.

Il passo indietro consapevole
Dopo l’esperienza a Palermo, ricevette offerte importanti: il Bari di Antonio Conte, e successivamente il Grosseto. Eppure, ogni volta, qualcosa lo riportava indietro. La visione di un figlio piccolo o dei giocatori scendere dall’autobus gli fece capire che non era più il suo mondo.
Fontana ha scelto di non rincorrere altro, senza rimpianti. Il calcio resta per lui una parentesi meravigliosa, ma non totalizzante. La sua vera vittoria è stata riuscire a tornare a casa, riconosciuto come il “figlio del bagnino” più che come un ex calciatore.