IRENZE – Un’ultima partita da ct con il foglio di via in tasca. Luciano Spalletti, solitamente saldo e diretto, ha scelto di non attendere ancora. Sabato sera, dopo giorni di riflessioni, ha comunicato la sua decisione: nonostante la formula della “risoluzione consensuale”, si tratta a tutti gli effetti di un esonero. E sarà l’Italia-Moldova di stasera il suo addio ufficiale, in una delle vigilie più paradossali della storia azzurra.
«Non ho mollato, ma serviva aiutare la Nazionale»
«Non avevo intenzione di mollare – ha detto Spalletti con voce spezzata – ma io sono qui per servire la patria, e se devo agevolare il percorso lo faccio». Nessuna buonuscita, nessun braccio di ferro: Spalletti accetterà di essere pagato solo fino al 9 giugno, rinunciando a 13 mesi di stipendio. Un gesto raro, da uomo di altri tempi. Come evidenzia la Gazzetta dello Sport, ha scelto di anteporre l’Italia ai suoi interessi, con la dignità di chi ha capito che era il momento di fare un passo indietro.
«Dispiaciuto di me stesso»
Spalletti non cerca alibi. Sa di aver sbagliato: «Ho fatto errori nella gestione dei cambi in Norvegia. I risultati mi danno torto. Non sono riuscito a tirare fuori il meglio da questa squadra. E sono deluso da me stesso». Parole oneste, dure, senza tentare scuse.
Alla domanda se si sia sentito tradito dallo spogliatoio, risponde con stupore: «No. Forse per il mio carattere ho dato troppi abbracci, ho “lisciato” troppo. Ma ditemi chi, nome e cognome, se sapete qualcosa». Un riferimento anche ai club: «Ho sempre cercato di non creare problemi, rimandando a casa i giocatori con qualche fastidio. Se qualcuno ne ha approfittato, non dovrebbe più tornare…».
Un congedo con le lacrime
La conferenza stampa è terminata con applausi e commozione. Spalletti snocciola i nomi dello staff, ma si interrompe prima dei cognomi. Sorride per non cedere all’emozione, ma si alza e se ne va. Solo. Applaudito da tutti. «Ci ho messo tutto, anche se forse non è bastato».
Ranieri a un passo: Gravina chiama, Friedkin dice sì
Come racconta Fabio Licari su la Gazzetta dello Sport, il successore designato è Claudio Ranieri, pronto ad accettare un doppio incarico: ct della Nazionale e consulente tecnico della Roma. Gravina ha parlato con Friedkin, e non ci sarebbero ostacoli. Ranieri non ha bisogno di pensarci troppo: «Allenare l’Italia sarebbe un onore straordinario per una carriera straordinaria».
Pioli e altre ipotesi sullo sfondo
L’alternativa resta Pioli, che era in lizza anche un anno fa, prima della nomina di Spalletti. Un’ipotesi più remota, ma ancora viva in caso di dietrofront. Più complesso un ritorno di Mancini, il cui rapporto con Gravina si è ormai logorato.
Il giorno della Moldova e un addio diverso
Stasera contro la Moldova, 154ª nel ranking Fifa, Spalletti siederà comunque in panchina. «Perché credo ancora in questi ragazzi», dice, «e se li ho scelti non mi pento». La sconfitta con la Norvegia ha cambiato tutto, anticipando scelte, consultazioni con i senatori e colloqui informali. L’ipotesi playoff mondiali è già concreta, e la paura di compromettere anche il cammino verso il 2026 ha accelerato la separazione.
Gravina avrebbe preferito comunicare l’addio dopo il match, ma Spalletti ha scelto la via della trasparenza: «Meglio dirlo subito. Così evitiamo altri due giorni di incertezza». Un ultimo atto, forse anche uno dei più umani della sua carriera. L’Italia cambia guida, ma non dimenticherà chi ha provato a farle da timoniere fino in fondo.