Non è stata fantascienza, ma quasi. Come racconta Fabio Licari sulla Gazzetta dello Sport, il Manchester City, campione di Premier e reduce dalla Champions, è atterrato al “Barbera” con i suoi “alieni” guidati da Pep Guardiola e il solito Haaland, autore del gol che al 25’ ha sbloccato il match. Ma, prima di quella rete, il Palermo di Filippo Inzaghi aveva già messo qualche brivido alla corazzata inglese, costringendola a difendersi e facendo capire che non sarebbe stata una serata di passiva resistenza.
Come sottolinea ancora Fabio Licari sulla Gazzetta dello Sport, la formazione rosanero ha retto bene il confronto, mostrando organizzazione e idee chiare. Inzaghi ha optato per un 3-5-2 “ibrido”, con Segre spesso vicino a Pohjanpalo e Brunori largo a sinistra. Il pressing alto, orchestrato dalle punte e supportato da Ranocchia, ha permesso di tenere testa agli inglesi finché la condizione fisica lo ha consentito. Gyasi si è distinto per equilibrio sulla fascia, mentre Bani ha saputo contenere anche un cliente difficile come Haaland.
Il City, come racconta Fabio Licari sulla Gazzetta dello Sport, ha cambiato undici uomini nella ripresa, inserendo campioni come Savinho, Doku, Gundogan e Bernardo Silva. È stata la serata di Reijnders, autore di due gol da incursore puro e vicino alla tripletta. Un cinismo che ha fissato il risultato sul 3-0, ma senza togliere meriti a un Palermo combattivo e capace di strappare applausi dal proprio pubblico.
In prospettiva, osserva ancora Fabio Licari sulla Gazzetta dello Sport, la squadra di Inzaghi dà l’idea di poter ambire alla Serie A. Anche senza Magnani, assente in difesa, e con qualche rotazione a gara in corso (buoni ingressi di Pierozzi, Le Douaron, Palumbo e Corona), i rosanero hanno dimostrato di avere profondità e qualità. Ora, dopo la parentesi di prestigio contro Guardiola, testa alla Coppa Italia con la Cremonese e al debutto in Serie B contro la Reggiana: perché, se il Palermo mantiene questa intensità, il sogno della promozione non è fantascienza.