“È vero, ho fatto uso di sostanze”: SQUALIFICATO DALL’ANTIDOPING | Carriera distrutta durante il Roland Garros

Sinner Musetti - ilovepalermocalcio
Dichiarazioni che faranno molto discutere.
Il doping nel tennis rappresenta una minaccia seria all’integrità dello sport, nonostante questo sia spesso considerato meno esposto rispetto ad altre discipline. L’alto livello di sforzo fisico richiesto nei match, soprattutto nei tornei del Grande Slam, può spingere alcuni atleti a ricorrere a sostanze vietate per migliorare resistenza, recupero e concentrazione. Gli episodi emersi negli ultimi anni dimostrano che il fenomeno, seppur contenuto, non è assente.
La complessità del calendario tennistico, con partite ravvicinate e continui viaggi intercontinentali, aumenta il rischio di infortuni e affaticamento cronico. In questo contesto, l’uso di integratori o medicinali può facilmente sconfinare nell’illegalità, talvolta anche in modo involontario. Alcuni giocatori sono risultati positivi a sostanze contenute in farmaci prescritti per patologie comuni, sollevando interrogativi sulla trasparenza e sull’informazione nel settore medico-sportivo.
Le federazioni internazionali, come l’ITF e la WADA, hanno rafforzato i controlli antidoping, aumentando test a sorpresa anche fuori dai tornei. Tuttavia, resta il dubbio sull’uniformità delle verifiche, soprattutto tra i giocatori di vertice e quelli di livello inferiore, che possono essere soggetti a minori controlli.
Il doping mina la fiducia del pubblico e mette in ombra i successi ottenuti con impegno e lealtà. La lotta alla trasgressione, quindi, non è solo una questione regolamentare, ma culturale: serve promuovere un’etica sportiva che valorizzi la salute, il rispetto delle regole e la dignità della competizione.
Un caso di doping fuori dal campo
Mentre il Roland Garros catalizzava l’attenzione del tennis mondiale, l’ITIA ha annunciato la sospensione di Imran Sibille, tennista marocchino risultato positivo alla cocaina durante il torneo ITF M25 in Catalogna. La sostanza, rilevata in un test antidoping del 9 marzo 2025, è classificata tra gli stimolanti non specificati, vietati anche se assunti fuori dalla competizione. Sibille non disponeva di alcuna esenzione medica e ha ammesso subito la violazione.
L’ITIA ha quindi avviato il procedimento formale: l’8 maggio il giocatore è stato sospeso provvisoriamente, e pochi giorni dopo ha accettato la responsabilità, rinunciando all’analisi del campione B. Nella sua difesa, ha presentato una relazione psicologica e spiegato che l’assunzione è avvenuta 4-5 giorni prima della gara, in un contesto estraneo all’attività sportiva.

Pena ridotta, ma attenzione alta
L’agenzia ha riconosciuto che l’uso della sostanza non era legato alla prestazione sportiva, consentendo di applicare l’articolo 10.2.4.1 del regolamento TADP: tre mesi di squalifica, riducibili a uno con il completamento di un programma di recupero.
Sibille ha collaborato, ammesso l’errore e rispettato le condizioni previste, ottenendo così una sanzione minima di un mese, in vigore dall’8 maggio al 7 giugno 2025. Resta, tuttavia, il monito: anche comportamenti avvenuti fuori dal campo possono avere conseguenze disciplinari gravi, e il tennis continua a mantenere alta l’attenzione sulla trasparenza e l’etica sportiva.