È pieno di debiti: dramma finanziario per il tennista | I primi posti nel Ranking non bastano a saldare

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Non sempre gli atleti professionisti sanno gestire il loro patrimonio.
La gestione finanziaria rappresenta una delle sfide più complesse per gli atleti professionisti, in particolare per i tennisti, che operano in un ambiente competitivo e altamente individuale. A differenza degli sport di squadra, i tennisti devono sostenere personalmente le spese legate agli allenamenti, ai viaggi, agli alloggi e allo staff tecnico. Questo rende fondamentale una pianificazione accurata, soprattutto per coloro che non occupano le posizioni di vertice del ranking mondiale.
Un altro ostacolo è rappresentato dall’irregolarità dei guadagni. I premi in denaro dipendono strettamente dalle prestazioni nei tornei, e un infortunio o un calo di forma può ridurre drasticamente le entrate. Inoltre, il montepremi è spesso concentrato nelle fasi avanzate dei tornei, lasciando gli atleti eliminati nei primi turni con compensi minimi, spesso inferiori ai costi sostenuti per partecipare.
Molti tennisti affrontano anche una mancanza di educazione finanziaria. Giovani e spesso inesperti, possono essere vulnerabili a scelte sbagliate o alla gestione poco trasparente da parte di manager e consulenti. Senza una strategia di risparmio e investimento, il rischio di dissipare i guadagni in pochi anni è elevato, anche per chi ha avuto una carriera apparentemente redditizia.
La pressione sociale e le aspettative di successo portano alcuni atleti a mantenere uno stile di vita dispendioso, con spese elevate per rappresentare uno status. In assenza di un supporto adeguato, questo può accentuare le difficoltà finanziarie e compromettere la serenità personale e professionale.
Una disavventura (quasi) surreale
Durante il podcast Nothing Major, John Isner e Steve Johnson raccontano con ironia la curiosa vicenda del pick-up pignorato a Tommy Paul. Il tennista, ospite della puntata, spiega di aver dimenticato di aggiornare i pagamenti automatici dopo essere passato a Goldman Sachs.
Ignorando le chiamate della concessionaria, ha confuso i tentativi di recupero crediti con offerte commerciali, finendo per accumulare un debito residuo di circa 800 dollari. Una storia apparentemente grottesca, ma che rivela quanto anche i tennisti d’élite possano inciampare in problemi di ordinaria amministrazione.

Un circuito totalizzante
L’episodio sottolinea un tema più ampio: il circuito tennistico moderno è talmente assorbente da lasciare poco spazio per gestire la vita pratica. In un sistema meno opprimente, forse Paul non avrebbe dimenticato il suo debito. L’idea, allora, non è tanto innovativa quanto retro: serve una figura tuttofare, un assistente fidato che si occupi delle incombenze logistiche e burocratiche.
Come accadeva in passato con figure come John Anders Sjögren, che supportava giovani talenti svedesi come Mats Wilander, occupandosi di voli e hotel, lasciando ai campioni solo il tennis. Forse anche Tommy, per evitare future disavventure, dovrebbe pensare seriamente a questa soluzione.