Corriere dello Sport: “Taglio agli stipendi, Lega e Aic distanti. L’interesse comune è di non perdere la faccia davanti a un Paese in lacrime”

Negli ultimi giorni si è parlato di un taglio degli stipendi da parte dei giocatori di Serie A per l’emergenza Coronavirus. L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” fa il punto della situazione su questa soluzione, sottolineando che la Lega di Serie A e Aic sono distanti dal trovare un accordo. Che fine faranno gli stipendi dei calciatori? C’è chi vorrebbe tagliarli, chi decurtarne una parte e chi sospenderli finché non si tornerà a giocare regolarmente. Il pallone non rotola più per colpa del Coronavirus e in ballo ci sono milioni di euro. Lunedì andrà in scena una videoconferenza tra le parti – Figc, leghe e Assocalciatori – che si preannuncia abbastanza bollente: bisogna trovare un punto d’incontro, ma si parte da due posizioni completamente opposte. I club vorrebbero congelare i pagamenti poiché non dispongono della liquidità necessaria in un momento di impasse totale: gli stadi sono chiusi, le attività commerciali sono ferme e le pay tv hanno bloccato l’ultima rata dei diritti televisivi. L’Assocalciatori si è resa disponibile al dialogo e vorrebbe agevolare i patron. CR7 e compagni accetterebbero una parziale riduzione dei compensi ma, secondo quanto filtra, non prenderebbero in considerazione una soluzione così drastica come lo stop totale dei pagamenti a marzo, aprile e forse maggio. Non lo ritengono corretto. Molti atleti, in Serie A, attendono ancora di ricevere la paga di gennaio e febbraio, mesi in cui la terza industria del Paese era tutt’altro che ferma.
Lo scontro pubblico, chiaramente, va evitato. In primis per una questione di immagine: l’Italia è in ginocchio, ieri sono morte 969 persone a causa dell’epidemia (mai così tante in un giorno) e una polemica tra proprietari miliardari e calciatori milionari assumerebbe i contorni di una farsa abbastanza sgradevole agli occhi dei tifosi. L’interesse di tutti – presidenti da una parte, atleti dall’altra – è comunicare all’esterno unità e compattezza, cercando di lavare i panni sporchi in famiglia. Secondo quanto ha riferito l’Ansa, il presidente della Lega Paolo Dal Pino, e l’amministratore delegato, Luigi De Siervo, ieri avrebbero contattato telefonicamente Damiano Tommasi, facendogli sapere che «entro lunedì arriva il piano collettivo per gli stipendi». Il piano è una proposta nero su bianco che agevolerà la discussione “a distanza” del 30 marzo, un insieme di proposte raccolte dai 20 club. Ai protagonisti della vicenda non sembra una grossa novità rispetto al cronoprogramma già stabilito. Ma un ulteriore contatto fra le parti – e soprattutto il fatto che sia stato reso pubblico – significa che le società hanno fretta. Soprattutto perché, secondo quanto prevede l’accordo collettivo, la mensilità di marzo deve arrivare sui conti correnti bancari dei calciatori entro il 20 aprile e lo stipendio «non può essere unilateralmente ridotto o sospeso» a meno che non sopraggiunga un altro accordo per questioni straordinarie. Senza una stretta di mano (virtuale, ovviamente) gli stipendi andranno pagati regolarmente. Come spiega l’esperto nell’intervista in basso, un muro contro muro causerebbe una battaglia legale destinata a creare ancora più problemi in un sistema già abbastanza instabile. Ieri sull’argomento è intervenuto anche il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina: «Diverse iniziative sono state avviate, si sta cercando di trovare una mediazione tra le diverse posizioni – ha dichiarato a Radio Sportiva – Noi non possiamo far finta che il calcio non stia subendo danni economici così come l’industria di tutto il Paese. Il tema del costo del lavoro va posto senza mortificare nessuno ma ricorrendo a delle ipotesi di sospensione o riduzioni degli stipendi». Si torna al punto di partenza: sospensione (come chiedono le società) o riduzione (come potrebbero accettare i calciatori)? La partita è aperta.