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Corriere dello Sport: “Maradona ha trovato un altro paradiso”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su un nuovo paradiso per Maradona.

Oggi compie sessantuno anni. E per la prima volta il compleanno di Maradona mette tutti d’accordo. Questo 30 ottobre nessuno inveirà contro di lui. Nessuno gli impartirà lezioni di vita. Nessuno lo additerà come l’ambasciatore del male. Diego, che se ne sta lassù col Barba, si starà sganasciando dalle risate. Starà raccontando le cattiverie con cui da sempre ha convissuto. Drogato. Sfasciafamiglie. Imbroglione. Evasore fiscale. Cattivo esempio. E potremmo continuare per ore. Non è più così. La morte di Diego è stata un balsamo. È come se avesse portato via le contraddizioni terrene. Della sua esistenza è rimasto solo il divino. Si sono arresi anche i più duri di cuore, gli irriducibili anti-Diego. Sono crollati alla vista delle immagini dell’ultima dimora di Maradona. Del luogo dove viveva. Abbandonato da tutti. Tranne che dalla cuoca.

È il destino del genio. Che sia Van Gogh o Diego. Il genio vive e semina per la storia, incurante della cronaca e della contemporaneità. Inezie di cui non si curerà più nessuno. È bastato che Maradona lasciasse questa terra per riconoscergli la sua grandezza. È stato un processo immediato, come se quel carico d’odio non fosse mai esistito. Non c’era più da lottare. Il nemico se n’era andato. Per sempre. E di fronte all’assenza non restava che l’ammirazione. D’improvviso, il 25 novembre 2020, Diego è apparso in tutta la sua maestosità. Non solo il più grande calciatore di sempre. Ci sembra riduttivo. È stato un leader politico. Come Muhammad Ali. Ha rischiato la polvere. È finito in una terra calcisticamente sperduta, con Dal Fiume, Penzo e Celestini. A giocare amichevoli per beneficenza sul fango, a due metri dalle lamiere delle automobili. Impossibile da raccontare a chi oggi osserva giocatori andare in crisi per un rigore sbagliato o un contratto da firmare.

La verità è che Maradona non lascia eredi, né eredità. È stato irripetibile. Lui e la sua epoca. Diego ha vissuto da fuoriclasse. Ha sempre saputo di essere un fuoriclasse e di avere una missione. “Mis sueños son dos: mi primer sueño es jugar en el Mundial y el segundo es salir campeón” disse in quel celebre video il tredicenne Maradona. Ha sempre vissuto sotto i riflettori. Mai avuto paura delle responsabilità. «Firmò il primo contratto che aveva appena 15 anni e da allora è sempre stato lui a mantenere la nostra famiglia»: racconta la sorella nel documentario di Kapadia. Diego è stato un leader naturale. Ha avuto tutti sulle spalle. E non ha fiatato, conosceva la sua missione. Consapevole che nessuno gli avrebbe regalato niente e che avrebbe dovuto lottare. Del resto nessun supereroe ha la vita facile. Il destino ti regala i superpoteri, poi sta a te farne buon uso.

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Redazione Ilovepalermocalcio