Settantuno anni, 582 panchine in Serie B (più 7 nei playoff) e una carriera che attraversa l’Italia da Trapani a Bolzano: Fabrizio Castori è il decano degli allenatori del campionato cadetto. Da quest’anno è alla guida del Südtirol, ma il suo nome è già inciso nella storia della categoria. «Mai sentirsi sul piedistallo – avverte a la Gazzetta dello Sport – la superbia è una cattiva consigliera».
Nato a Tolentino, marchigiano di origini e spirito, Castori ha allenato in ogni latitudine d’Italia, mantenendo sempre saldi i suoi principi. «Il calcio cambia, ma i miei concetti sono inderogabili. Cerco di aggiornarmi nella metodologia di lavoro, ma non snaturo ciò in cui credo».
Alla domanda su cosa significhino per lui 582 partite in Serie B, Castori risponde con la consueta umiltà: «Non pensavo al record, poi quando si avvicinava sono stato contento. È un bel riconoscimento, ma non è il più importante: davanti ci sono le promozioni con Carpi e Salernitana e tante salvezze miracolose».
Indimenticabile la prima panchina in B, l’11 settembre 2004: «Col Cesena vincemmo 1-0 contro la Triestina. Espulso Indiveri, entrò Viviano al debutto e segnò Cavalli. Me la ricordo bene». Ma il capolavoro della carriera Castori lo identifica con la promozione storica del Carpi in Serie A: «Un’emozione speciale, irripetibile».
A quasi 72 anni, Castori non teme il confronto con i tecnici più giovani: «Affronterò allenatori di 36-37 anni, potrebbero essere miei figli. Ma è una sfida che mi stimola. Sono curioso di conoscerli e capire il loro calcio».
Il suo gioco, dice, «è ancora moderno perché è intenso, aggressivo, con preparazione mentale fortissima e ritmo alto. Gioco in avanti, con fierezza. Il possesso palla? Se non porta a tirare, è solo noia».
Tra gli avversari che apprezza in questa Serie B, l’allenatore del Südtirol cita «Stroppa, che ha tre promozioni, e Inzaghi, che ne ha due come me. Poi D’Angelo, e lo scorso anno mi hanno colpito Pagliuca e Calabro. Mi piacerebbe rivedere Zeman: in campo ti faceva un mazzo così».
Quando si parla di favorite, Castori non ha dubbi: «Il Palermo è forte, mi sbilancio. Anche lo Spezia può dire la sua. Attenzione però alle retrocesse: solo il Venezia mi sembra davvero competitivo».
Quanto al suo Südtirol, l’obiettivo è chiaro: «Salvezza e continuità del progetto. Qui c’è grande senso d’appartenenza, dobbiamo dimostrarlo. Abbiamo una squadra strutturata, ma ciò che conta è la fame: voglio giocatori che dimostrino di meritare la categoria».
Castori ha vinto dieci campionati, dalla Prima alla Serie B. «Anche la Terza categoria con il San Patrignano la ricordo con orgoglio. Oggi il mio scudetto è restare me stesso e soddisfare i progetti delle società, senza buttarmi via».
E sulla Serie A, dove vanta solo 41 presenze, risponde con ironia citando Neri Marcorè: «Sul mio libro c’è una sua battuta: “Fabrizio nel calcio s’è conquistato tutto, tranne la riconoscenza”». Poi conclude con una battuta in stile Vecchioni: «Dopo i 70 ci sdoganano linguisticamente perché pensano che siamo rincoglioniti. Va bene, pensatelo pure. Poi però contano i fatti».