Come riporta Giorgio Marota sul Corriere dello Sport, Fabio Caressa lancia un nuovo allarme sullo stato del calcio moderno. «È brutale, però va detto: gli spettatori ormai pagano per vedere soltanto un tempo», afferma il volto storico di Sky Sport. «È come se al cinema, dopo l’intervallo, vi chiedessero di lasciare la sala». Il telecronista, da sempre in prima linea per l’introduzione del tempo effettivo, vede in questa misura l’unico antidoto alla disaffezione crescente del pubblico. «I tifosi e i giovani si stanno stancando di un calcio dominato dalle interruzioni e pieno di zero a zero», spiega Caressa nell’intervista raccolta da Giorgio Marota per il quotidiano sportivo romano.
Il giornalista del Corriere dello Sport sottolinea come i dati parlino chiaro: in Serie A il tempo effettivo è sceso a 53 minuti. «Tra punizioni, corner e rimesse servono almeno 40 secondi per riprendere il gioco», spiega Caressa. «Con 20-25 falli laterali a gara e 60-70 interruzioni complessive, si perdono una buona mezz’ora di calcio».
Alla domanda di Giorgio Marota su cosa infastidisca maggiormente gli spettatori, il telecronista non ha dubbi: «Il non-gioco e l’ostruzionismo. Ma soprattutto le simulazioni: fermano troppo il gioco e rappresentano la scorrettezza più grande. Anche per noi cronisti è difficile riempire questi tempi morti». La sua proposta è drastica: «Cartellino rosso. Basta con chi cade a ogni minimo contatto».
Caressa, come riporta ancora il Corriere dello Sport, cita anche le parole di Fabio Capello: «Gli arbitri fischiano troppo. E non puniscono chi fa del fallo sistematico una tattica. Prima si parlava di fallo tattico, ora di “SPA”, come la sauna: ma se interrompi un’azione senza contendere il pallone, devi essere ammonito».
Nell’intervista raccolta da Giorgio Marota sul Corriere dello Sport, Caressa torna anche sulla polemica per il gol annullato al Cagliari: «Quello è narcisismo del Var, interviene solo per far vedere che esiste». E rilancia le sue idee per rendere il gioco più fluido: «Ridurre il tempo per superare la metà campo, limitare il retropassaggio al portiere e ammonire chi perde tempo. Esiste la regola degli otto secondi per rimettere il pallone in gioco, ma nessuno la applica».
Infine, Caressa ribadisce il suo pensiero: «Il tempo effettivo è ormai indispensabile. Si gioca sempre meno e un anno fa, di questi tempi, si segnavano cinque gol in più a giornata. È un segnale che deve preoccupare tutti».