Una vittoria di misura, tanto sudore e un messaggio chiaro per il futuro. L’Italia Under 21 ha superato 1-0 la Slovacchia nel secondo turno degli Europei di categoria, disputato allo Stadio Anton Malatinsky di Trnava, e al termine del match è intervenuto Gianluigi Buffon, capo delegazione della Nazionale maggiore, ai microfoni di Rai Sport.
Oltre al commento sulla prestazione corale, Buffon ha speso parole di grande stima per Sebastiano Desplanches, autore di un’ottima gara tra i pali: «Anche questa sera mi è piaciuto molto, è stato bravissimo. Ha tutto per essere un grande portiere. Può fare una grande carriera, deve solo consacrarsi con i grandi».
Un’investitura importante, che arriva da uno dei simboli della storia azzurra nel ruolo, proprio mentre il giovane portiere del Palermo è al centro dell’attenzione anche per il possibile ruolo nel club rosanero nella prossima stagione.
«La sofferenza la apprezzi di più»
Buffon ha poi analizzato il significato della vittoria: «In queste gare la sofferenza c’è sempre, ma quando arriva il risultato, la sofferenza l’apprezzi di più». Il riferimento è alle fasi finali del match, in cui l’Italia ha difeso con determinazione il vantaggio ottenuto.
«Ho chiesto che mostrassero il carattere dell’Italia»
L’ex numero uno azzurro ha sottolineato l’importanza dei valori emotivi e identitari: «Avevo chiesto senso di appartenenza ai ragazzi. Ho chiesto che mostrassero il carattere dell’Italia, perché dall’esterno è importante vedere questo: un gruppo unito che lotta per l’obiettivo».
Gattuso e la Nazionale maggiore
Non è mancata una battuta anche sulla panchina della Nazionale maggiore: «Stiamo lavorando, mancano dei dettagli. Abbiamo avuto dei giorni impegnativi ma credo che alla fine abbiamo fatto la scelta migliore», ha detto Buffon, facendo intendere che Gennaro Gattuso sarà a breve annunciato come nuovo commissario tecnico.
«Serve evitare figure non da Italia»
Infine, Buffon ha parlato del futuro della Nazionale e della necessità di ritrovare l’orgoglio perduto: «Si riparte da dove si riparte nei momenti bui, cercando di pungolare noi stessi su quello che è il nostro ruolo. Quello che interessa è evitare di fare figure non da Italia. Fra il perdere e il perdere in una certa maniera c’è differenza».
E su un tema a lui molto caro, quello del senso di appartenenza, ha chiosato: «Questo è un proposito che abbiamo. Alla base, però, c’è sempre il calciatore e la sua volontà. Con molti ragazzi con cui ho condiviso la carriera abbiamo vissuto situazioni in cui, nonostante fosse meglio riposare, il senso di appartenenza alla Nazionale era superiore».