SERIE B

Binda: “C’è anche il Bari per la Serie A”

C’è un tifoso in piedi su uno scoglio che guarda il mare, il suo mare. È il mare di Bari, azzurro, accogliente, familiare. Ma qualcosa è cambiato. Esita, prima di tuffarsi. Quel gesto spontaneo, che da bambino lo faceva sentire libero e felice, ora lo frena. Come la sua squadra, che non riesce più a emozionarlo allo stesso modo.

Nel suo editoriale per la Gazzetta dello Sport, Nicola Binda racconta così il sentimento che serpeggia tra i tifosi biancorossi, alle prese con una proprietà che sembra più un freno che una spinta. La questione è nota: il Bari è controllato da Luigi De Laurentiis, figlio di Aurelio, presidente del Napoli. Due club sotto la stessa famiglia, un caso di multiproprietà che la FIGC ha deciso di vietare entro il 2028.

Finché le norme lo permetteranno, i De Laurentiis vogliono tenere il piede in due staffe, ma con equilibrio. Papà Aurelio fa trionfare il Napoli in Serie A; Luigi, invece, gestisce con rigore i conti del Bari in Serie B. Una gestione virtuosa e senza debiti, che però non fa sognare. Anzi, alimenta la sensazione che il club pugliese non sia davvero libero di crescere. Come se la promozione in A diventasse un problema da risolvere, piuttosto che un traguardo da inseguire.

Scrive ancora Nicola Binda su Gazzetta: «I tifosi si sentono prigionieri di una proprietà che pare non avere l’ambizione per fare il salto. Come se evitare la A fosse il modo migliore per mantenere tutto sotto controllo». E in effetti, dopo la finale playoff persa nel 2023 contro il Cagliari, il Bari è sembrato avvolto in un limbo: troppo strutturato per rischiare, troppo controllato per spiccare il volo.

Nel frattempo, la Serie B cambia. Si ridimensiona. Le risorse scarseggiano, il gap con la A è sempre più netto. Ma il Bari, con il suo San Nicola potenzialmente gremito, avrebbe i numeri per essere protagonista. «Non è con la contestazione che si vincono i campionati», ammonisce Binda su Gazzetta dello Sport, sottolineando come Luigi De Laurentiis stia allestendo comunque una squadra competitiva, con l’obiettivo di salire prima della scadenza del 2028. E vendere in Serie A, piuttosto che in B.

Il problema resta la percezione di ambizione. I tifosi avvertono la mancanza di un progetto che li faccia battere il cuore. Guardano altrove, si sentono secondi in casa propria. Il mare c’è ancora, è lì davanti. Ma quel tuffo non è più lo stesso.

Alla fine, il tifoso si butterà. Lo farà per amore, per fede, per inerzia. Ma non sarà più il tuffo di una volta. Lo ricorda bene Nicola Binda su la Gazzetta dello Sport: «Il cuore lo porterebbe a lanciarsi, ma quel mare non lo ispira più. E intanto guarda altri lidi, con un pizzico d’invidia e tanta nostalgia».

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Redazione Ilovepalermocalcio