Annuncio ufficiale del CAPITANO NERAZZURRO: “Mi ritiro, lascio il calcio” | Gli sono rimasti due anni di carriera

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L’età non è solo un numero e i calciatori devono farci i conti, prima o poi.
L’età rappresenta uno degli ostacoli più inevitabili nella carriera di un calciatore. Il corpo, con il passare degli anni, perde naturalmente elasticità, resistenza e velocità, qualità fondamentali per competere ad alti livelli. Anche i tempi di recupero si allungano, rendendo più difficile sostenere ritmi serrati tra allenamenti e partite. A differenza di altri mestieri, nel calcio il fattore anagrafico è una variabile cruciale che può condizionare il rendimento già intorno ai trent’anni.
Molti giocatori, pur dotati di grande tecnica o intelligenza tattica, si trovano costretti a lasciare il calcio professionistico perché il fisico non risponde più come prima. La fatica si accumula, il rischio di infortuni aumenta e la concorrenza con giovani più freschi diventa impietosa. È un processo naturale, ma spesso difficile da accettare, soprattutto per chi ha vissuto per anni sotto i riflettori e ha fatto del calcio la propria identità.
Il momento del ritiro può arrivare in modo graduale o improvviso, ma per tutti rappresenta una svolta. Alcuni provano a prolungare la carriera scendendo di categoria o trasferendosi in campionati meno esigenti fisicamente, altri scelgono di ritirarsi nel momento in cui sentono di non poter più offrire il proprio meglio. Qualunque sia la scelta, si tratta di una fase delicata da gestire, sia dal punto di vista sportivo che emotivo.
Ritirarsi non significa solo smettere di giocare, ma anche rielaborare una nuova identità fuori dal campo. Per questo, l’età non è solo un numero: è la linea sottile che separa il campo dal futuro.
Il legame con l’Italia
Marten De Roon ha raccontato a Cronache di Spogliatoio i suoi primi passi in Italia, svelando quanto fosse difficile adattarsi all’inizio: «Le prime settimane sono state complicate, con la lingua e tutto quanto. Ho chiamato mia moglie e le ho detto: “Ma dove sono finito?”».
Un inizio spaesante, come capita spesso agli stranieri approdati in Serie A, ma che con il tempo ha lasciato spazio a un rapporto profondo con l’ambiente italiano e, in particolare, con l’Atalanta. Oggi, dopo anni a Bergamo, il centrocampista olandese spera di poter continuare a giocare ancora un paio di stagioni.

La vecchia guardia che cambia volto
Parlando del presente e del futuro, De Roon ha riflettuto sulla trasformazione dello spogliatoio nerazzurro: «La vecchia guardia sta scomparendo! Adesso siamo rimasti solo io, Francesco Rossi e Mario. Piano piano tutti vanno via, e questo significa che sto invecchiando». Con la consapevolezza del tempo che passa, il centrocampista si prepara a gestire questa fase anche da leader, accompagnando i giovani nel loro percorso di crescita.
«Nel calcio ci sono sempre stati cambiamenti. Quando noi andremo via, arriveranno altri con le loro storie», afferma. Nonostante la malinconia per i compagni che lasciano, De Roon è ancora motivato: vuole contribuire a portare l’Atalanta più in alto, pur riconoscendo che non sarà facile migliorare quanto già fatto. Crede però che la società saprà costruire un futuro all’altezza delle ambizioni.