PALERMO

Abate: «Contro il Palermo sapevamo che sarebbe stata durissima. Alla fine giocherà per andare in A»

È il tecnico emergente del momento. La sua Juve Stabia, descritta da Tullio Calzone sul Corriere dello Sport, unisce equilibrio, coraggio e un’identità precisa. Neppure la gestione commissariale del club ha intaccato la determinazione di Ignazio Abate, figlio d’arte e prodotto del settore giovanile del Milan, con un passato ricco di maestri — da Reja ad Allegri — che oggi hanno plasmato la sua idea di calcio.

Abate, intervistato da Tullio Calzone per il Corriere dello Sport, racconta innanzitutto come vive la guida di un club sotto amministrazione giudiziaria:
«Con grande responsabilità nei confronti di chi mi ha dato questa opportunità. E con sentimento, perché ci metto il cuore da sempre in ogni cosa che faccio».

E sull’approccio emotivo e operativo aggiunge:
«Con equilibrio, in un campionato difficile che non può essere affrontato diversamente».

«Contro il Palermo sapevamo che sarebbe stata durissima»

Abate, come ricorda ancora il Corriere dello Sport, ha già superato il Palermo di Inzaghi, suo amico ed ex compagno di squadra:
«Per carattere non riesco a godermi a fondo le cose. Contro una squadra fortissima come il Palermo sapevamo che sarebbe stata dura: concorrerà per la A. Noi dobbiamo vivere tutto come un’occasione di crescita, step dopo step».

La Juve Stabia proverà ora a confermarsi contro un’altra big:
«In casa siamo fastidiosi perché riusciamo a esprimerci con personalità. Dobbiamo migliorare in trasferta. Ma i ragazzi sanno che c’è un percorso da fare».

Dalla nascita della vocazione alla guida tecnica

Sul suo percorso da allenatore Abate è chiaro:
«Ero proiettato verso una funzione dirigenziale. Ho fatto il corso per diventare allenatore e ho capito che quella era la mia strada. Sono felice di essere partito dal settore giovanile del Milan. Ho voglia di imparare e spero di migliorare con questo gruppo».

Il Corriere dello Sport, attraverso la firma di Tullio Calzone, ricorda i tanti maestri che Abate ha incontrato: Reja, Allegri, Leonardo, Prandelli, Conte.
«Reja è stato un papà a Napoli: avevo 17 anni ed era la mia prima esperienza fuori casa. Ognuno mi ha lasciato qualcosa, ma poi devi metterci del tuo. Malesani a Empoli mi ha insegnato tanto tatticamente. Allegri è stato un maestro nella gestione».

«Sono diventato uomo al Milan»

Il legame con il club rossonero resta incancellabile:
«Sono diventato uomo in quella società straordinaria. La mentalità e la professionalità le ho apprese lì. Come il senso del dovere. Ma devo ringraziare anche la mia famiglia: i miei genitori e i miei nonni. Una fortuna averli avuti».

La Ternana e l’esonero: «Mi resta dentro tutto»

La sua prima esperienza tra i professionisti resta un passaggio formativo:
«La Ternana me la porterò dentro sempre. Siamo ripartiti da una retrocessione tra mille difficoltà. Il gruppo si è formato e abbiamo fatto un torneo di valori morali alti. Si vedeva in campo. Questo resta».

Identità di gioco e principi

Abate descrive così la sua idea tattica:
«Esprimersi bene ti dà più possibilità di vincere. La cosa difficile è apprendere il sistema di gioco adottato. Poi serve sacrificio nei duelli: dipende dall’impegno di ognuno».

Sulla sua filosofia aggiunge:
«Non sono un integralista. Oggi bisogna giocare in modo relazionale, non solo posizionale. E senza mai rinunciare al coraggio».

«Nelle difficoltà bisogna isolarsi e reagire»

Riguardo alla situazione societaria, Abate evidenzia il ruolo del ds Matteo Lovisa:
«Nelle difficoltà bisogna isolarsi e reagire. Le cose in cui non puoi incidere portano via energie. Questo deve stimolarci. Il direttore Lovisa è stato fondamentale per impedire che nel gruppo si creassero alibi».

I giovani: talento, fiducia e contesti sani

Sui ragazzi esplosi a Castellammare:
«I giovani si esprimono in un contesto positivo. Serve un gruppo sano. Lo zoccolo duro della scorsa stagione è stato decisivo. Talento e fiducia devono andare insieme».

E sul panorama della B aggiunge:
«Stabile, Reale, De Pieri, Mannini hanno potenzialità. Cissé è un talento, Berti era già forte».

Il nodo dello sviluppo dei giovani in Italia

«Il discorso è complesso. Dovremmo chiederci se abbiamo fatto tutti del nostro meglio. Le regole dei settori giovanili non aiutano. La C è formativa. Le seconde squadre? Favorevole, se servono alla crescita. L’ossessione dei risultati non aiuta i baby».

Nazionali, Serie B e ambizioni della Juve Stabia

Su Italia e difficoltà dei ct:
«Servono regole diverse e più spazi. Se non siamo andati ai Mondiali il problema non è solo generazionale».

Su chi gioca il miglior calcio in B:
«Frosinone e Venezia. Stroppa cerca un gioco dominante, Alvini ribalta bene l’azione. Noi ci proviamo».

E sul futuro della Juve Stabia dopo il passaggio della proprietà a Solmate:
«Alla salvezza. Dobbiamo arrivare presto a 46 punti. Questo torneo è pieno di difficoltà. Meglio non farsi illusioni».

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Redazione Ilovepalermocalcio