Repubblica: “Oggi si decide il futuro del Palermo. Ecco le 4 accuse della magistratura”

Bilanci falsati, vendite fittizie, rivalutazioni del marchio per far quadrare i conti e potersi iscrivere ai campionati, contenziosi con il fisco creati ad arte per non pagare le tasse e un debito totale di quasi 63 milioni di euro a cui il Palermo “ non sarà in grado di far fronte, anche vendendo tutta la rosa”. Questi in sintesi i cinque indici di fallimento più importanti ( sui 10 totali) rilevati dalla procura nell’istanza di fallimento presentata a metà novembre.
1. Il marchio
La doppia cessione del marchio Unione Sportiva Città di Palermo per la procura è il cuore del problema. I pm ritengono fittizie tutte le operazioni finanziarie che riguardano il marchio: dalla prima vendita alla Mepal alla cessione di quest’ultima alla società lussemburghese Alyssa per 40 milioni. Sia Mepal che Alyssa sono società riconducibili al patron Maurizio Zamparini. In particolare la procura ritiene Alyssa una società “ cartiera” ovvero con il solo compito di produrre documenti contabili. È una società “decotta” che non produce reddito e ha un capitale di appena 20 milioni a fronte di debiti superiori ai 40 milioni. Con questo quadro finanziario, anche ammettendo che la vendita del marchio sia stata reale, Alyssa non ha la possibilità di pagare al Palermo il valore del marchio e le garanzie che Zamparini ha dato per il pagamento delle rate del marchio sono aleatorie.
2. Il fisco
I debiti con l’erario sono il secondo indice di fallimento su cui la procura ha fatto leva per dimostrare lo stato di insolvenza del club. Soprattutto le modalità con cui l’ex presidente e attuale proprietario Maurizio Zamparini gestiva la partita con il fisco. Secondo i periti il patron friulano ha ricorso sistematicamente al contenzioso per differire il pagamento delle imposte. E questi contenziosi nei bilanci venivano quasi sempre inseriti come voci di credito, come se avesse già vinto tutti i contenziosi con l’agenzia delle entrate. Complessivamente si trattava di 8 milioni di euro che negli ultimi mesi la società ha ridotto a tre. Anche su questo punto la dilazione del debito erariale per la procura dimostra l’incapacità della società a far fronte ai propri debiti.
3. I giocatori
“Anche vendendo tutti i giocatori della rosa attuale la società realizzerebbe una plusvalenza di 19 milioni di euro, un cifra che non copre i debiti”. Il perito della procura Alessandro Colaci ha stimato in 29,63 milioni di euro l’intera rosa. Un valore a cui il consulente sottrae il costo per l’acquisto di 11 giocatori per finire il campionato. La plusvalenza di 19,8 milioni non basta a coprire i flussi di cassa negativi per 27,7 milioni di euro previsti al 30 giugno 2018.
4. I debiti
L’ultimo punto dove le posizioni fra la procura e il club di via del Fante sono distantissime è proprio la quantificazione del debito. Per l’accusa sono 62,9 milioni di euro in questa cifra rientrano anche i 40 milioni di debito coperti dalle operazioni fittizie sul marchio. Pur non essendoci creditori che hanno avanzato istanza di fallimento, la procura ha concluso che “negli ultimi anni la società è andata avanti solo grazie ad espedienti contabili”.  Questo quanto si legge sull’edizione odierna della “Repubblica”