Repubblica: “L’ultimo colpo di coda di Zamparini. Il suo giocattolo…”

“Prendete un bambino e toglietegli il suo giocattolo preferito, quello con il quale si divertiva di più, quello che lo faceva sentire grande anche rispetto agli altri bambini. Forse questo paragone potrà rendere l’immagine di quello che sta succedendo a Maurizio Zamparini con il “suo” Palermo. Con una serie di differenze: il Palermo non era e non è un giocattolo, ma una cosa seria che muove la passione di migliaia di tifosi. Zamparini non è un bambino ma un uomo d’affari ultrasettantenne e soprattutto il giocattolo non glielo hanno tolto per fargli un dispetto, ma lo ha venduto lui perché non poteva più permetterselo e lo stava distruggendo. Certo è che Paul Baccaglini, quando ha iniziato la sua avventura nel Palermo, poteva avere messo nel conto lo scetticismo della gente, le chiacchiere sui tatuaggi, i dubbi sulla solidità finanziaria e sui soci nell’operazione, ma sicuramente non si aspettava che uno dei principali nemici se lo sarebbe ritrovato in casa e sarebbe stato proprio quello che lo aveva chiamato per salvare la squadra da un fallimento pressoché scontato. E così domenica sera è andata in scena una commedia che in casa rosanero, nei quindici anni di gestione Zamparini, si è vista decine e decine di volte. L’ex patron friulano, con il Palermo sotto per 4 a 1, non ce l’ha fatta a restare con le mani nelle mani e ha iniziato a fremere perché gli è tornata la voglia dell’esonero. E così Zamparini ha messo un po’ di olio in quegli ingranaggi che potevano essersi inceppati e ha fatto ripartire la sua macchina mettendo in moto quello che può a tutti gli effetti considerarsi il suo cerchio magico. Un cerchio magico che, evidentemente, di farsi da parte insieme a Zamparini non ne vuole proprio sapere. Così, l’ormai ex presidente ha parlato con il suo consigliere slavo Davor Curkovic, quello, per chi se lo fosse scordato, che per citarne una ha portato Balogh al Palermo per un costo di cinque milioni per il settantacinque per cento del cartellino. Poi Zamparini ha chiamato Gianni Di Marzio, l’unico che abbia mantenuto buoni rapporti con Ballardini, e gli ha chiesto di convincere l’ex tecnico a tornare sulla panchina del Palermo. Il tutto con la solita fuga di notizie che dava Lopez a un passo dall’esonero e Ballardini vicino al Palermo. Perché, così aveva deciso Zamparini. Tutto però con un unico, gigantesco buco nero. Zamparini si è dimenticato che non è più il presidente del Palermo e che una decisione del genere sarebbe spettata a Paul Baccaglini. Una cosa che, naturalmente, oltre a mandare su tutte le furie l’italoamericano, ha alimentato la tesi di molti secondo la quale dietro a Baccaglini ci sia proprio Zamparini. E così il neo presidente è dovuto scendere in campo in prima persona. «Il presidente del Palermo sono io – ha detto a “Repubblica” Paul Baccaglini – e ho già ribadito che finiremo la stagione con Lopez. Zamparini non può esonerare nessuno per il semplice fatto che non è nella posizione di farlo visto che il presidente sono io e decido io».
Sì, perché è vero che Baccaglini non è ancora il proprietario del Palermo e lo sarà solo dopo che avrà superato le prove del 17 e 30 aprile, ma è anche vero che l’ex Iena è già presidente della società rosanero e che si è presentato alla gente come elemento di discontinuità con la gestione di Zamparini. Proprio Zamparini, nei giorni che hanno preceduto la sua uscita di scena, ha più volte detto che sarebbe restato come consulente della nuova società. Un ruolo che nessuno gli ha mai riconosciuto ufficialmente. Anzi, Baccaglini ha a più riprese detto che avrebbe fatto di testa sua e che, al massimo, a Zamparini avrebbe fatto qualche telefonata per chiedere consiglio. Un gesto più che altro di cortesia che l’ex patron deve avere male interpretato. Richiamato all’ordine, Zamparini si è premurato a diramare un comunicato stampa nel quale si dice «veramente dispiaciuto per le notizie non vere riportate da alcuni organi d’informazione su miei presunti interventi nella gestione tecnica della squadra. Ribadisco che dal giorno dell’insediamento del presidente Baccaglini tutte le decisioni societarie sono demandate a lui e alla nuova proprietà e che, pertanto, tutte le illazioni su miei presunti interventi non sono vere. Unico mio rapporto personale rimane con il presidente Baccaglini nella mia funzione, se richiesto di volta in volta da lui, di consulente, consona alla mia età ed esperienza ». Nello stesso comunicato Zamparini dice una cosa vera e una falsa. È falso, infatti, che lui non abbia tentato di intromettersi nella gestione e il caso Lopez- Ballardini ne è l’esempio. È vero, invece, che Baccaglini lo chiamerà solo per eventuali consigli. Il problema però è fare capire a Zamparini che, a meno di novità del 30 aprile, il giocattolo non è più suo”.  Questo quanto si legge su “La Repubblica”.