Palermitani tifosi dell’Empoli, la storia dei “Cannoli Azzurri”. Barberi: «Ci dicono “meglio empolesi che strisciati”»

Domenica sera il Palermo ospiterà l’Empoli in quel dello stadio “Renzo Barbera”, sfida valida per l’ultima giornata del campionato 2016/17 di serie A. Da un lato i rosanero già aritmeticamente retrocessi, dall’altro i toscani ancora in piena lotta salvezza con il Crotone a -1 dal quartultimo posto. Si tratta quindi di un match chiave per le sorti degli uomini di Martusciello, che alle falde di monte Pellegrino potranno contare sul sostegno di un particolare gruppo di tifosi. Si tratta dei “Cannoli Azzurri”, gruppo di palermitani (e non solo) fedelissimi sostenitori dell’Empoli, che domenica sera faranno il tifo per i toscani direttamente dal settore ospiti del “Renzo Barbera”. Per conoscere meglio la particolare e curiosa storia dei “Cannoli Azzurri”, la redazione di Ilovepalermocalcio ha deciso di intervistare Emanuele Barberi, membro del “club” dal 2004. Ecco le sue parole ai nostri microfoni:

Emanuele, raccontaci come nascono i “Cannoli Azzurri”…

«Il nostro gruppo nasce l’8 febbraio 2003 grazie ad un incontro fortuito in un campo di calcetto tra Mirko e Antonio, ragazzi palermitani e promotori del gruppo. Antonio, tifoso azzurro, indossava la maglia dell’Empoli. Mirko, anche lui tifoso azzurro, notò quel particolare dettaglio. Diventarono amici e iniziarono a girare l’Italia portando il nostro striscione nei vari stadi. Poco più di un anno dopo, nell’aprile del 2004, il gruppo inizia a prendere forma con il mio innesto. Simpatizzavo già per l’Empoli e decisi di andare a vedere Roma-Empoli, che si disputava in campo neutro a Palermo, nel settore ospite dei tifosi empolesi. Lì conobbi Antonio e Mirko e decisi di entrare subito nel gruppo! Poi è arrivato Johnny, ragazzo di Acireale, il più giovane e attivo del gruppo. L’ultimo ad entrare, ma non per importanza, è invece Dario, palermitano trasferitosi ad Empoli per lavoro dove ha messo su famiglia. A noi 5 fedelissimi e tifosi veri, si aggiungono sporadicamente altri tre ragazzi palermitani amici nostri e simpatizzanti della squadra perché spinti dal nostro entusiasmo. Il “club” si chiama “Cannoli Azzurri”, nome che racchiude in due parole la nostra passione ed identità: “cannoli” per la nostra origine siciliana e “azzurri” per il colore della nostra squadra del cuore».

Palermitani non di fede rosanero ce ne sono tanti, ma è molto più frequente che tifino per squadre più blasonate. La domanda sorge quindi spontanea: perché proprio l’Empoli?

«Ognuno ha la sua storia e le sue motivazioni. C’è chi si è trasferito nella città con la famiglia per motivi di lavoro o chi come me si è appassionato per puro caso attraverso il classico gioco del fantacalcio, che mi ha fatto conoscere campioni come Di Natale, Rocchi, Tavano, Vannucchi: gioielli della squadra azzurra che mi fecero appassionare e preso di coraggio decisi di seguire una loro partita in trasferta. Da quel momento non smisi più di farlo. Sicuramente il motivo che ci accomuna è la grande accoglienza che ci riserva ogni volta la gente di Empoli, calorosa e ospitale, così come la società Empoli FC e giocatori a seguito, che ormai ci conoscono e ci ammirano».

Quando l’Empoli viene a giocare a Palermo, il vostro posto è rigorosamente nel settore ospiti del “Renzo Barbera”. Che rapporto avete con i “cugini” rosanero?

«Tra le tifoserie di Empoli e Palermo non c’è alcun tipo di astio, quindi devo dire che negli anni non ci sono mai stati problemi o contestazioni agguerrite nei nostri confronti, ma solo dei goliardici sfottò dovuti allo stupore della situazione. Infatti a detta di tutti: “meglio empolesi che strisciati”».

E con i gruppi organizzati “nativi” di Empoli?

«Oggi posso considerare i Desperados come una seconda famiglia. Non mi hanno fatto mancare nulla ogni volta che sono andato in Toscana: da un posto dove dormire ad un pranzo o il biglietto per entrare allo stadio, tutto con una semplicità e con una naturalezza tipica di chi queste cose le fa con il cuore. Ma come loro, anche tutti quelli che ho avuto il piacere di conoscere in questi anni ci hanno sempre trattato benissimo e fatto una grandissima festa vedendoci. Cito ad esempio le ragazze dell’Unione Clubs Azzurri, la redazione di Pianeta Empoli, le fidanzate e mogli dei calciatori. Perfino i giocatori stessi ci hanno sempre accolto e salutato con affetto. Insomma, non è stato poi così difficile innamorarsi di Empoli e della sua squadra».

Ogni gara dell’Empoli è per voi una trasferta. Riuscite a seguirle davvero tutte?

«Come hai detto tu, ovviamente per noi ogni partita è una trasferta ed i costi degli aerei e gli impegni familiari di lavoro e familiari ci limitano molto. Ma nonostante questo, ogni anno abbiamo una grandissima percentuale di trasferte, perché essendo cinque cerchiamo di separarci per essere presenti nel maggior numero di partite possibili appendendo la nostra “pezza” nei diversi stadi d’Italia. Le gare imperdibili sono ovviamente il derby toscano con la Fiorentina e quello “palermitano” con il Palermo. In queste due occasioni cerchiamo di essere sempre tutto il gruppo al completo. La partita che ricordo con più affetto è Empoli-Pescara del 31 Maggio 2014, finita 2-0 per i padroni di casa, che ha sancito la promozione diretta dell’Empoli in serie A con tanto di invasione di campo, festeggiamenti e canti che si sono protratti per tutta la notte, nonostante avessi il volo per Palermo alle 6.30 del mattino e alle 9 dovevo essere a lavoro!».

Da palermitano, come vivi Palermo-Empoli?

«Beh, sicuramente non è una partita come le altre. Già soltanto perché gli sfottò con amici e parenti iniziano dalla settimana prima e si protraggono fino al girone di ritorno! L’emozione con cui viviamo questo tipo di partita è legata al fatto, come dicevo prima, che siamo sempre tutto il gruppo al completo e quindi la viviamo come una sorta di rimpatriata».

Fino a qualche mese fa, Palermo-Empoli sembrava dover essere decisiva per le sorti di entrambe le squadre ed invece lo sarà solo per i toscani. Te l’aspettavi?

«No, anzi onestamente dopo aver visto il calendario ho sempre temuto che quest’ultima partita di campionato al Barbera potesse risultare decisiva per entrambe. Quindi essendo fuori casa per gli azzurri, ho sperato di arrivarci già salvo. Non mi aspettavo però di arrivarci con il Palermo retrocesso, il che rende la partita meno “tesa” ma non per questo dal risultato scontato per il mio Empoli. Se la salvezza dovesse arrivare qui a Palermo avrebbe un sapore particolare, poiché verrebbe da noi ricordata con ancora più gioia essendo tutti presenti nella stessa partita. Anche se ovviamente avrei preferito avvenisse qualche giornata fa per non portarci dietro questa agonia fino all’ultima giornata di campionato».

Da palermitano, sei un po’ dispiaciuto per la retrocessione del Palermo?

«Sì, ovviamente il tifare incondizionatamente per l’Empoli non mi porta ad “odiare” o tifare contro le altre squadre e se dovessi scegliere di salvare il Palermo per un’altra squadra (che non sia l’Empoli chiaramente) preferirei salvare i rosanero. Si tratta della squadra della città in cui vivo, perché ho tanti amici carissimi tifosi del Palermo e poi perché, in tutta onestà, si tratta di una trasferta abbastanza comoda da affrontare!».

In chiusura: come finirà Palermo-Empoli?

«Sono molto superstizioso quando si parla dei risultati dell’Empoli, infatti è l’unica partita che non gioco mai nella bolletta. Ma domenica c’è un unico risultato per sperare di salvarci senza stare ad ascoltare quello che succede negli altri campi. Viceversa il Palermo è senza stimoli e motivazioni. Quindi mi auguro ed auspico una vittoria dei toscani».