Il Mattino: “Il flagello Morero, due falli da rigore una giornata da impiastro”

“«Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo». Anche a Palermo, la retroguardia biancoverde non disattende i dettami della prima legge di Murphy, principale fonte di ispirazione stagionale. Come già accaduto nell’ultimo turno infrasettimanale contro il Frosinone, anche al cospetto dei rosanero, l’Avellino cede più per demeriti propri che per i meriti dell’avversario. A leggere il risultato senza aver visto il match, si sarebbe portati a credere ad una gara senza storia, dominata in scioltezza dai padroni di casa. Così non è stato, con Ardemagni (la scelta di fargli indossare la fascia di capitano non a tutti è piaciuta, ma il centravanti ha mostrato più impegno  e decisione del solito) e compagni che per larghi tratti non solo hanno fatto la partita ma hanno anche messo alle corde i siciliani, sfiorando in più di un’occasione la rete che avrebbe potuto dare un’altra inerzia alla partita. Ad interpretare alla lettera l’assioma murphologico all’ombra del Monte Pellegrino, ci ha pensato uno che, ironia della sorte, è nato proprio in una città che di nome fa Murphy, nella provincia argentina di Santa Fe. Sotto lo sguardo attonito persino di Santa Rosalia, il centrale Santiago Morero stecca clamorosamente la nona presenza con la casacca dell’Avellino, autore di una prestazione a dir poco imbarazzante. Che inevitabilmente rimanda la mente ad un recente passato e ad altre giocate non proprio ortodosse del difensore argentino, già protagonista in negativo a Salerno, Chiavari ed in casa con il Cesena. Due i rigori procurati all’avversario dall’ex della Juve Stabia. Il primo utile a spianare la strada ai rosanero, il secondo per chiudere il match. Due topiche che costano caro all’undici di Claudio Foscarini che, pure, al cospetto di un avversario di certo più quotato e meglio organizzato, ha provato a non disunirsi e, soprattutto, ha mostrato incoraggianti segni di reazione sia dopo essere passato in svantaggio che dopo aver subito il raddoppio in avvio di ripresa. Le 18 conclusioni tentate, certificate dalle statistiche di fine partite, danno sia la misura della volontà messa in campo che la differenza di impostazione tattica dei lupi rispetto alla precedente gestione tecnica. A garantire il trait d’union tra l’Avellino targato Novellino e quello preso in cura da Foscarini è proprio l’attitudine all’errore difensivo individuale, una costante che nell’arco della stagione è costata punti in numerosissime occasioni. Costante che è evidentemente figlia di una mancanza di sicurezza dei propri mezzi e serenità generale in quello che si è rivelato (non solo a Palermo) il reparto più fragile e più vulnerabile della squadra. Il tutto reso ancora più difficile dall’infortunio di Migliorini,  che è prossimo al rientro ma, tra uscita in anticipo a Frosinone e assenza ieri a Palermo, ha fatto sentire la sua mancanza, visto che in poco più di 100 minuti l’Avellino ha preso ben cinque gol. Un reparto in ogni caso costruito male, quello difensivo, e che ha sempre mostrato lacune, alle quali evidentemente la società non è riuscita a porre rimedio nemmeno nella finestra invernale del mercato se l’unico difensore aggregato alla rosa non ha certo brillato nelle sue apparizioni, in particolare per personalità ed esperienza. Che sono poi le doti che, chi lo ha voluto all’ombra del Partenio, aveva forse intravisto e si attendeva da un veterano con alle spalle anche 58 presenze in serie A”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “Il Mattino”.