Il calcio riparte ma non per tutti. Il protocollo penalizza anche i fotografi

Ripartono i campionati di calcio ma questo non vale per tutti. Oltre ai tifosi, dovranno restare fuori dagli stadi anche i fotografi sportivi gran parte dei quali al momento sono in larga parte esclusi dal poter stare a bordo campo dal protocollo stilato dalle Leghe di Serie A e B con il Governo. I fotografi rappresentano una delle categorie professionali sicuramente più danneggiate dalle linee guida che hanno ridotto drasticamente il numero di accessi ad ogni partita. In stadi da almeno 16 mila posti potranno accedere solo dieci giornalisti e dieci fotografi. Le disposizioni per la ripresa del campionato prevedono che solo 300 persone possano entrare nello stadio, compresi i 22 giocatori in campo. Fra panchine, staff, medici, steward, operatori tv, forze dell’ordine, arbitri eccetera, i fotografi dovranno spartirsi dieci posti residui. Di questi, due sono destinati ai fotografi ufficiali delle squadre in campo, uno al fotografo della Lega e i rimanenti 7 assegnati probabilmente con criteri di “potenza di fuoco”, per usare un termine tanto caro al Premier. Quindi, largo alle agenzie internazionali, fuori tutti gli altri. Se così fosse le agenzie di stampa medio-piccole, a respiro regionale o provinciale con i tanti freelance a cui si affidano – sono esclusi da ogni possibilità di guadagno su un servizio commissionato. Le richieste inoltrate da Ordine dei Giornalisti e Ussi (Unione Stampa Sportiva Italiana) grazie al supporto di fotografi sportivi non sono state accolte. Presumibilmente il protocollo Lega ricalca quello tedesco, disegnato però a metà aprile quando la diffusione del Covid era molto più grave.