Giornale di Sicilia: “Palermo-Procura, oggi l’ultimo atto. Il club rosanero col fiato sospeso”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” ripercorre le motivazioni più importanti in vista della decisione sul futuro del Palermo che si avrà fra qualche ora: “Palermo contro Procura. atto finale. L’ultimo round di una vicenda che vede il club di viale del Fante sospeso tra l’ipotesi di un fallimento e il rigetto delle accuse si terrà oggi, al Palazzo di Giustizia. Si gioca a carte scoperte, quelle che i consulenti nominati dal Tribunale hanno depositato venerdì scorso dopo aver analizzato le «risposte» da parte di società e pubblici ministeri. Saverio Mancinelli, Angelo Paletta e Daniele Santoro, i tre esperti chiamati a comporre il collegio peritale. non hanno ravvisato elementi di «detrazione» nei conti del Palermo. Quelli che invece sussistono per i Francesca Dessi e Andrea Fusco, che si sono avvalsi della consulenza di Alessandro Colaci a sostegno delle loro tesi. Posizione chiaramente opposta a quella del Palermo, che per produrre la propria memoria difensiva ha fatto affidamento sui consulenti Nicola Ribolla e Corrado Ferriani e che per bocca del presidente Giammarva si augura «un provvedimento di rigetto dell’istanza di fallimento». La partita principale si gioca sull’operazione Mepal, società inizialmente controllata dal Palermo (alla quale era stato conferito il marchio) e successivamente ceduta alla holding Alyssa, che risulterebbe essere sotto il controllo di Zarnparini tramite un’altra società lussemburghese, Kalika. Operazione da 40 milioni di curo, garantiti da fidejussioni emesse dalla Gasda, la società di famiglia del patron del Palermo. Per i pm, il passaggio di quote sarebbe stato effettuato allo scopo di creare dei falsi valori contabili e le garanzie non sarebbero registrate, criticità emersa anche dalle valutazioni del collegio dei periti. Il Palermo, invece, considera «superato quanto eccepito in merito alla cessione del marchio ad Alyssa, riprendendo l’intervista rilasciata da Giammarva al Giornale di Sicilia lo scorso 13 marzo. Questo perché parte del pagamento è già avvenuta (il credito infatti si è ridotto da 40 a 28,5 milioni di euro) e le fidejussioni, sempre per Giammarva «non possono essere considerate come elemento dirimente per certificare o meno lo stato di insolvenza di qualsiasi società». Anzi, quel che lamenta il club, è la visione di uno scenario di insolvenza -in chiave prospettica, tenendo conto solo di tutti quegli elementi negativi che si sarebbero potuti ipoteticamente verificare». Insomma, senza tener conto della variazione dei ricavi in caso di ritorno in Serie A e delle plusvalenze che possono maturare dalla cessione del calciatori, altro tema su cui Palermo e Procura si sono scontrate relativamente alla valutazione complessiva dell’organico. Colaci si è basato sui dati pubblicati dal portale Transfennarkt, i consulenti del club hanno preferito adottare un approccio scientifico affidandosi all’algoritmo prodotto da Wallabim. Risultato: per l’accusa la rosa vale 19,8 milioni, per la difesa 42.3. E tra le due versioni, il Collegio del periti reputa maggiormente attendibile quella del Palermo, pur assegnando all’organico un valore superiore (pari a 58,4 milioni). Un esser fondamentale per il Palermo e necessario per il Collegio, per evitare che, nel peggiore dei mai, possano presentarsi deficit patrimoniali. Secondo quanto redatto dai periti, infatti, il club potrebbe avere nella visione maggiormente pessimistica «un margine di tesoreria negativo pari a circa -2,5 milioni di euro», ripianabile con le plusvalenze derivanti dalla cessione dei calciatori. Quelli che, tutti insieme, per la Procura non raggiungono i venti milioni di valutazione. Una guerra di cifre che oggi. ma più probabilmente con una comunicazione da attendere nel prossimi giorni. conoscerà l’esito finale. Alle 10 si riunirà il collegio presieduto da Giovanni D’Antoni, a Intere Raffaella Vacca, giudice delegato Giuseppe Sidoti. Fallimento o rigetto dell’istanza, la decisione verrà comunicata trami-te posta elettronica certificata alle parti, che avranno trenta giorni per ricorrere in appello“.