Gazzetta dello Sport: “«Coronado è l’oro del Palermo». Il doppio ex Maiellaro e la sfida col Bari: «Mi somiglia. Al San Nicola sarà il leader»”

“Accadde di domenica. Una domenica di settembre del 1991. Quarta giornata di campionato. A San Siro, la Fiorentina di Lazaroni – che sarebbe durato un’altra settimana – fece paura al Milan di Capello e degli olandesi, che avrebbe vinto lo scudetto senza mai perdere. «Colpevole» fu quel pallonetto scagliato d’interno destro appena oltrela metà campo da Maiellaro, all’anagrafe Pietro Gerardo, nato a Candela (Foggia) il 29 settembre 1963. Quella traiettoria beffò Sebastiano Rossi e sino al rigore di Van Basten all’86’ fece vivere una brutta mezz’ora ai rossoneri. In più, fruttò qualche giorno sulla ribalta nazionale al protagonista. Tutto bello. Eppure a Palermo, come a Bari, quasi nessuno si stupì di quella giocata. Perché sia in allenamento che in gara, sia in rosanero che in biancorosso, Maiellaro aveva spesso deliziato il pubblico con tocchi del genere. Domenica Bari e Palermo saranno di fronte al San Nicola per una sfida con vista sulla A. E 26 anni dopo sarà un tuffo nel cuore per lui che pur nel lungo peregrinare di una carriera contante stazioni, in quelle due piazze si è espresso al meglio. «A Palermo ho ricordi straordinari e ho lasciato persone meravigliose – dice –. Solo i tifosi del Sud ti sanno regalare emozioni così forti. Io ci sono arrivato a poco più di 20 anni e ho vinto subito. Nel senso che vincemmo la C1». Che ricordi ha di quell’anno? «Eravamo forti.  Arrivammo primi insieme al Catanzaro, ma perdemmo una gara in meno rispetto a loro. In panchina c’era Tom Rosati. I miei compagni erano – tra gli altri – Claudio Ranieri, Gianni De Biasi che erano già allenatori in campo. E poi Nuccio Barone, Pircher, Messina, Majo e Totò De Vitis. Io segnai due gol in quel campionato, ma servii tanti assist come quello a Totò De Vitis per la vittoria sul Messina del 12 maggio 1985». Fu una vittoria decisiva? «Sì, perché anche il Messina con Totò Schillaci e Catalano puntava alla B: lo allontanammo dalla zona promozione». Lei dove viveva? «In un hotel a Mondello con Totò e il tecnico Rosati. Nel tempo libero  frequentavo la Kalsa, l’antico quartieredi origineislamica non molto lontano dal lungomare. Ero giovane, avevo voglia di divertirmi…». Il 23 febbraio 1985 il presidente del club, Roberto Parisi, fu assassinato dalla mafia. «Fu un colpo duro. Lo sapemmo subito. Era un sabato. Ci stavamo preparando alla trasferta di Salerno. Pareggiammo 1-1 e lo dedicammo al presidente. La moglie garantì per lui sul futuro della società e fu di parola». In B per lei durò poco. «Sì, a ottobre dopo quattro partite andai a Taranto. De Vitis andò a Salerno. E due stagioni dopo ci ritrovammo a Taranto». Dal Taranto, nell’87, andò al Bari. «Quattro campionati, due di B, conpromozione al secondo anno e altrettanti di A. La mia anima è a Bari. Bari èl  la mia vita. Il mio più grande errore è stato andarmene da lì». Dopo Fiorentina, Venezia e Cosenza, rieccola a Palermo nel 1994. «L’operazione la condusse Giorgio Perinetti. Ma chi mi volle fu Gaetano Salvemini, che mi aveva avuto per tre anni a Bari e con cui avevo ottenuto la promozione in A nel 1989». Come andò? «Sulla carta eravamo fortissimi. C’era Sasà Campilongo che segnò quattro gol nel 7-1 al Lecce. E Brambati, che con me era stato a Bari. Ma c’era una situazione societaria difficile. Che influì sul rendimento. Però, mi passi la battuta, i difensori del Chievo mi stanno ancora cercando. Li battemmo a casa loro 3-0. Che partita feci…». Poi Salvemini andò via. «Sì, litigò coi dirigenti e andò via a fine gennaio. Da signore». E la sua stagione come finì? «Con nove gol e una decina di assist. Ma non salimmo». Domenica vedrà Bari-Palermo? «Sì, da uno studio televisivo. Entrambe le squadre hanno le qualità per salire. Il Palermo è in emergenza? Ebbene io dico che per il Bari sarà ancora più difficile batterlo. Perché i sostituti daranno molto di più. E poi occhio a Coronado. Un po’ mi somiglia. Ma non diteglielo»”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.