Escl. Benussi (integrale): «Palermo sempre nel cuore. Posavec? Tiri fuori gli attributi se vuole tenersi il posto. Tifosi…»

Circa tre anni vissuti in rosanero, da secondo dietro a Salvatore Sirigu prima e Stefano Sorrentino dopo, nei suoi ultimi mesi in Sicilia. Francesco Benussi con la casacca dei siciliani ha disputato 13 gare, per la maggior parte in Europa League. L’ex portiere di Palermo e Lecce, ha da poco deciso di smettere con il calcio giocato. La redazione di Ilovepalermocalcio lo ha intervistato in esclusiva, per parlare di questa sua scelta e non solo. Benussi ha ripercorso anche i suoi anni in rosanero, in un Palermo che ha conquistato risultati importanti. Ecco le sue parole:

Hai appena deciso di appendere i guantoni al chiodo. Come mai questa scelta?

«E’ stata una scelta dettata dall’intervento al ginocchio degli ultimi anni, non sono più al 100%. Per il ruolo che faccio, fisicamente devi stare bene, devi essere il vero Benussi. Anche per questo ho deciso di fare questa scelta».

Nella tua carriera hai vissuto quasi tre anni in rosanero, che ricordi hai di quella esperienza?

«E’ stata una delle migliori esperienze in carriera, ma soprattutto nella vita. Un’esperienza importante al Sud dove mi sono trovato benissimo anche con la mia famiglia. Ci è dispiaciuto dover andar via dopo 3 anni e mezzo. Porto un gran ricordo sia dal punto di vista umano che professionale. Lì ho avuto la possibilità di giocare con un calciatore più forte dell’altro. Abbiamo sfiorato la Champions, esperienze in Europa League, campionati importanti. Porterò per sempre un bellissimo ricordo di Palermo».

Possiamo infatti dire che tu hai vissuto gli anni d’oro del Palermo. Tra Europa, finale di Coppa Italia e grandi campioni, adesso conosciuti in tutto il mondo. Parlaci un po’ di quel Palermo, che aria si respirava all’interno dello spogliatoio?

«C’era grande entusiasmo nello spogliatoio, eravamo un grande gruppo, altrimenti non avremmo ottenuto questi risultati. Tra l’altro c’era anche un grande allenatore come Delio Rossi, che insieme a Iachini è uno che è durato di più al Palermo. Poi era anche merito della piazza, quando vedevi 30mila persone quasi tutte le domeniche era entusiasmante».

Purtroppo il “Barbera” come lo conosci tu non esiste più, ad ogni gara è ormai sempre più vuoto. Quanto può essere deleterio uno stadio vuoto per una squadra come il Palermo?

«In questo momento può sembrare un problema, ma penso che serva da monito alla squadra, che come primo obiettivo deve avere quello di conquistare il proprio pubblico. Un campionato come la B, meno competitivo della Serie A, penso che con la squadra che ha oggi il Palermo possa riconquistare i tifosi e scalare la classifica. In questo penso che anche Tedino saprà trasmettere valori umani alla squadra. Mi auguro che il Barbera torni ad essere un fortino».

Il Palermo dagli anni in Europa e Champions sfiorata, adesso si ritrova in serie B per la seconda volta in pochi anni. Come ti spieghi questa caduta a picco della squadra rosanero?

«Penso faccia parte dei cicli, il Palermo qualche anno fa ne ha finito uno importante, ha avuto qualche difficoltà. Succede a tante società. L’importante è sapersi riprendere, proprio come fece la stessa società rosanero qualche anno fa. La B è difficile e serve grande continuità e sostegno da parte dei tifosi».

Nel ruolo volta era tuo, quello di secondo al Palermo, adesso c’è Alberto Pomini, che contro il Brescia ha mostrato di meritare fiducia. Cosa pensi di lui?

«Pomini è un portiere di grande affidabilità lo testimoniano anche i tanti anni al Sassuolo e la scalata dalla C2 alla A, anche se ha giocato poco è sempre molto affidabile».

Nonostante tutto, gli viene preferito il giovane Posavec, che continua a fare errori sul campo talvolta decisivi. Che idea ti sei fatto del portiere croato?

«Io continuerei a dargli fiducia. Secondo me è un ragazzo che ha delle potenzialità, deve solo trovare continuità e limitare gli errori. Sta commettendo qualche errore di troppo, ma penso che sotto la guida di Sicignano e la fiducia della squadra possa diventare un portiere importante. Ma dipende solo da lui, perché deve imparare a convivere con la critica, con la pressione e in questo modo può diventare grande sia come uomo che come portiere. Se vuole tenersi il posto deve tirare fuori i cosiddetti attributi».

A Palermo, come sai, il ruolo del portiere non ha mai avuto pace. Magari i mugugni dei tifosi per i suoi errori non aiutano…

«I tifosi devono avere pazienza e dare fiducia a Posavec, siamo solo a settembre. Ricordo che quando c’ero io e altri colleghi, si parlava sempre delle prestazioni, si iniziava a dire “manca il portiere”, “bisogna cambiare a gennaio”. Ma da qui a gennaio possono succedere tantissime cose, quindi penso che Posavec deve avere la giusta considerazione e fiducia».

A proposito di colleghi, ricordiamo una terna di portieri molto affiatata durante i tuoi anni in rosanero: con te, Brichetto e Sirigu. Senti ancora i tuoi vecchi compagni?

«Sicuramente c’era un rapporto particolare, poi ognuno ha preso la propria strada. Ma i ricordi che ci portiamo dentro sono bellissimi, soprattutto la convivenza quotidiana tra campo e spogliatoio. Il rapporto è rimasto ottimo un po’ con tutti».

Adesso che ha smesso con il calcio giocato, cosa farà Francesco Benussi?

«Adesso mi prendo un po’ di pausa dal calcio professionistico, faccio una scuola portieri nella mia città. Abbiamo già 70 ragazzi da allenare, vivo questo momento di fine carriera e studio da allenatore. Ho già preso il patentino, ma la mia idea è quella di fare l’allenatore dei portieri».

Se un giorno il Palermo dovesse chiamarti come preparatore dei portieri, accetteresti?

«Per me Palermo dal punto di vista della vita è rimasta nel cuore. Già torno spesso in estate, quindi tornare per lavorare mi farebbe tanto piacere».