Corriere Fiorentino: “Viola, ecco gli errori da non ripetere a Palermo”

“Grande con le grandi, piccola con le piccole. Il cammino viola di questo campionato non lascia spazio a interpretazioni. La squadra di Paulo Sousa gioca e (spesso) vince con le più forti (la manita rifilata all’Inter è solo l’ultimo esempio), ma fatica contro chi ha poco talento. Quest’anno è già successo contro l’Empoli al Franchi, con il Genoa due volte, con Torino, Crotone e Sampdoria: totale, 12-13 punti gettati al vento, che aumentano il rammarico per quello che poteva essere e che invece non è stato. Ma che la Fiorentina soffra le partite teoricamente più facili, lo dicono anche le tante vittorie agguantate all’ultimo tuffo: finora è già successo con il Palermo (2-1, col di Babacaral 93’), il Pescara (doppietta di Tello) e in quel doppio successo del mese scorso (contro Cagliari e Crotone) firmato Kalinic in zona Cesarini. Fare la voce grossa quasi solo con i forti, è una specie di sindrome da dottor Jekyll e mister Hyde molto difficile da spiegare, ma figlia comunque di almeno tre fattori: la conosciutissima difficoltà viola nell’attaccare difese schierate, la mentalità evidentemente non ancora «da grande» che porta a sottovalutare gli avversari (certi primi tempi giocati sotto ritmo — vedi l’ultimo derby contro l’Empoli — e il famoso «approccio sbagliato» di cui parla spesso Sousa, fanno aumentare i sospetti) e, soprattutto, il cronico impaccio della Federico Chiesa si dispera dopo un gol sbagliato. Anzi, come dicono i tecnici, «della fase difensiva». Perché il problema della Fiorentina non è solo la mancanza di difensori forti (quelli comunque farebbero molto comodo), ma anche la difficoltà nel ricompattarsi dopo una palla persa. Succedeva con Montella (che giocava senza mediani e con il solo Pizarro davanti alla difesa), accade anche con Paulo: Bernardeschi perde palla? E Joao Mario (liberissimo) verticalizza per Icardi. Un vizio visto e rivisto in tutte le salse e mai davvero corretto. Con l’allenatore portoghese poi sono venuti fuori anche limiti di organizzazione: la linea difensiva per esempio, ha spesso concesso troppi gol per errori di posizione, lasciando in gioco avversari che invece avrebbero dovuto essere in fuorigioco. Un difetto costato punti pesantissimi proprio nel periodo clou (era febbraio) della stagione: «In tre partite, anzi in soli tre tempi, abbiamo rovinato una stagione intera», disse Giancarlo Antognoni nell’intervista al Corriere Fiorentino. Quel trittico sciagurato Genoa (da 3-1 a 3-3)-Borussia in coppa (da 2-0 a 2-4) -Torino (da 2-0 a 2-2), figlio di clamorosi errori difensivi più che del dominio del gioco da parte degli avversari, brucia e brucerà ancora per molto tempo. L’harakiri delle milanesi però ha incredibilmente rimescolato di nuovo tutto. La Fiorentina è più che mai in lotta per il sesto posto (al Milan sono rimasti appena tre punti di vantaggio). L’importante sarà non ripetere gli errori del passato e affrontare le piccole come se fossero grandi. A Palermo, e contro una squadra ormai rassegnata alla retrocessione, in questo senso sarà una prova del nove, anche perché gli incroci di calendario (AtalantaJuventus, Crotone-Milan e soprattutto Inter-Napoli) inducono a pensare positivo e a immaginare, almeno, il sorpasso della Fiorentina nei confronti dei nerazzurri di Pioli. La stessa cosa poi varrà la settimana prossima con il Sassuolo e all’ultima giornata con il Pescara. Le giornate di campionato appena giocate in fondo lo hanno fatto capire con chiarezza: nulla è scontato. Meno che mai quando c’è la pazza Fiorentina in campo.”. Questo quanto si legge su “Il Corriere Fiorentino”.