Corriere dello Sport: “Il Mega Mondiale. Una coppa per 48. Ecco come sarà sviluppato”

Un Mondiale più mondiale del 50%, allargato nel momento storico delle chiusure dei confini, certamente più ricco (si parla di 600 milioni di euro in più rispetto a Russia 2018) e più spendibile politicamente, pur con un’ala di contestatori (Spagna e Germania), con l’opposizione aperta dell’Eca, la confindustria dei club Uefa; e col grande punto interrogativo sul livello tecnico derivante da questa scelta («Sarà più spettacolare, ma la qualità…?» si è chiesto Baggio). A partire dal 2026, ovvero tra due edizioni (dopo Qatar 2022), infatti si giocherà, ovunque si giocherà (il Canada si è subito detto disponibile, magari congiuntamente a Usa e Messico), il primo Mondiale a 48 squadre della storia. Da 32 a 48: così ha deciso ieri a Zurigo, unanimemente il Consiglio della Fifa.
Neppure undici mesi dopo la sua consacrazione a nuovo papa del calcio post blatteriano, Infantino ha accelerato il pagamento della sua cambiale nei confronti della ultrabicentenaria platea elettorale, superiore da tempo al consesso Onu, arrivata a quota 211 con il lento incremento avvenuto dal 2000 a oggi, date le affiliazione alla Fifa di 7 piccolissime federazioni (Bhutan, poi Nuova Caledonia nel 2004, Timor-Leste e Comoros nel 2005, Sud Sudan nel 2012, infine Gibilterra e Kosovo lo scorso anno). Ma all’insegna dello slogan: «Il calcio è di tutti, non solo di Europa e Sud America» Infantino ha imposto la sua “linea a 48”, che vale il coinvolgimento di circa un quarto dei propri iscritti, «una cifra tra le più basse rispetto a tutte le competizioni continentali» ha tagliato corto il presidente. Vediamo dunque come sarà organizzato il Fifa 2026 nella sua fase finale: sedici gruppi da tre squadre, con le prime due ammesse alla fase ad eliminazione diretta (sedicesimi). Nuovo meccanismo anti biscotto nella prima fase, con le teste di serie, fissate grazie a un ranking riformulato con nuovi coefficienti, in campo nelle prime due partite; attesa eliminazione dei supplementari fino ai quarti. Complessivamente 80 partite (non più 64) negli stessi 32 giorni, in 12 stadi (idem ora), con le finaliste che disputeranno in tutto 7 partite, come adesso: vanto per il presidente Fifa. Pronto a incassare i dividendi dell’operazione: «Un anno di studio per un format che porta solo vantaggi e zero inconvenienti. E invece, senza sforzi ulteriori, sedici squadre in più avranno l’opportunità di partecipare al Mondiale, un evento magico. Nulla aiuta più lo sviluppo del calcio che la prospettiva di partecipare ad una Coppa del mondo, dove ogni partita sarà decisiva. La qualità? Mi pare che nel 2014 il Costa Rica ha eliminato Italia e Inghilterra…». Questo piccolo capolavoro di equilibrismo (allargamento e insieme stesso numero di partite nello stesso tempo) non è bastato a placare, come detto, lo scetticismo dell’Eca (Rummenigge presidente, Andrea Agnelli potente vicepresidente), tramutato in rabbia per il metodo seguito dai nuovi vertici Fifa, paragonato allo stile Blatter per avviare la riforma, come stigmatizzato in un comunicato in cui si parla di «fretta ingiustificata per un appuntamento fissato nel 2026, con motivazioni solo politiche». E dire che di lavoro da fare Infantino ne ha ancora molto. Quello decisivo riguarderà la suddivisione dei posti destinati alle 6 confederazioni che compongono la Fifa. La Uefa dovrebbe passare da 13 a 16 posti, l’Africa (Caf, 54 nazioni) da 5 a 9,5 (l’ultimo posto spareggia), l’Asia (Afc, 46) da 4,5 a 8,5, Centro e Nord America (Concacaf, 35) da 3,5 a 6,5, il Sudamerica (Conmebol, 10) da 4,5 a 6,5 mentre l’Oceania (Ofc, 11) resterà con un solo posto. Come detto l’Europa (55 membri) passerebbe percentualmente da oltre il 43,75% dei posti di Russia 2018 al 33% ma questo dovrebbe essere bilanciato dalla garanzia di essere presente con una euronazionale in ogni girone. Ultime alchimie. Poi, forza Bhutan…“. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.