Corriere dello Sport: “Diamanti: «Ecco tutta la verità. Ero venuto con entusiasmo, poi mi hanno bistrattato. Non lo auguro a nessuno»

“Dal settembre rosa all’aprile nero. Dalle grandi aspettative alle profonde delusioni. Dalla telefonata a Balotelli («vado a Palermo, se vuoi ci divertiamo») a oltre cinque mesi di silenzio. Alessandro Diamanti prova a ricostruire l’incredibile storia di un amore sbocciato e sfiorito dopo i primi… baci. «Ero venuto con un entusiasmo che non provavo da anni e per dimostrare quello che potevo, e posso, ancora dare. L’avventura al sud e la piazza mi affascinavano, anche se tanti miei colleghi e amici mi avevano messo in guardia. Gilardino ricordava cose che non andavano e altre molto belle. A Palermo, mi sono trovato a meraviglia: la genuinità della gente, l’accoglienza dedicata alla famiglia. Devo a questo se, nonostante tutto, non ho mollato». E’ solo un assaggio. Diamanti esplode per la voglia di chiarire: «Oggi debbo assolutamente parlare. Non sono un ipocrita. I matti, nel calcio, sono quelli che si espongono con le loro idee. Come me». VAZQUEZ MANCATO. Avrebbe dovuto riportare il Palermo in alto. Invece ha fatto la fine di tanti senatori che Zamparini ha messo, in un modo o nell’altro, fuori: Sorrentino, Gilardino, Maresca. Prima trattamento principesco poi l’abbandono… «Ho fatto fatica a sorridere. Non ero e non mi sento salvatore della patria o fenomeno. Messo nelle condizioni giuste, posso essere un valore aggiunto. Zamparini mi ha voluto e ha fatto tutto lui. Ci siamo trovati d’accordo in un minuto perché la proposta era importante. Successivamente ci siamo visti poco. Chiarire? Che c’è da chiarire? Io sono stato sempre al mio posto e penso che il mio comportamento nel bene e nel male sia stato apprezzato. E’ l’unica strada che mi hanno insegnato da piccolo. Nelle situazioni difficili l’uomo c’è o non c’è. Io cammino a testa alta, prestazioni a parte, ho costruito una carriera dal niente, sono venuto fuori dalla melma con le mie gambe senza che nessuno mi abbia regalato qualcosa”. URLA NEL SILENZIO. «Il grosso problema di quest’anno? Non auguro a nessun collega di qualsiasi categoria il trattamento che mi hanno dedicato sia umanamente che professionalmente. Sono stato bistrattato, hanno cercato di togliermi passione, di delegittimarmi e, sinceramente, ci sono riusciti. In vent’anni di carriera non mi era mai successo. Una cosa sola non mi strapperanno: la professionalità, cioè la voglia di sacrificarmi e migliorarmi. A ad un soffio dai 34 anni, non mi sento al capolinea. Mobbing, emarginazione? Sono parole che neanche conosco, preferisco generalizzare, tanto chi vuol capire capisce, la gente è intelligente». NON POSSO RISPONDERE… Su certe domande o ipotesi preferisce glissare. Proviamo a raccontare una storiella: arriva Bortoluzzi e le dice che conta sul suo apporto. Poi, un intervento dall’alto e un passo indietro: panchina. La replica: «Non posso rispondere. Direi bugie». Gli ricordiamo alcune frasi di Zamparini: «Ci serve dalla panchina, Diamanti va bene per venti minuti come l’ultimo Del Piero». Eravamo a Natale. Il contegno non muta. «Certo non mi ha fatto un complimento. Emarginato dall’alto? Ho già risposto su come sono stato trattato». Baccaglini invece lo ha colpito. «Abbiamo discusso, mi ha fatto una grandissima impressione, ho tante speranze. Ha detto anche che molti giocatori attuali non faranno parte del progetto futuro? La realtà mostra che Baccaglini ha ragione al cento per cento. Che farà? Sono segreti di un rapporto di fiducia che rimangono nello spogliatoio. Certo, ha dato coraggio, ha tante idee, ho buone sensazioni che riesca a trasformare in realtà le sue ambizioni». UNA STAGIONE FOLLE. Ballardini, De Zerbi, Corini, Lopez, Bortoluzzi. «Con Ballardini, un minuto al telefono dopo il mio acquisto, poi un altro minuto per comunicarmi che andava via. De Zerbi? Grande uomo e lavoratore, uno con le p…, l’unico che mi abbia fatto sentire parte integrante del progetto. Non ho esperienza per capire perché siano andati via e tante altre robe. Mi avevano avvertito che poteva succedere, ma quando sei dentro è un’altra cosa. Da ragazzo sensibile, ho sofferto perché non sono riuscito a farmi conoscere. Non dirò mai per intero quello che ho in testa, tra due ore avrei problemi, conosco l’ambiente e non voglio parlare degli altri allenatori per non raccontare bugie… Lotta negli spogliatoi tra italiani e altri gruppetti? Sapevo che c’erano parecchi problemi. Nei momenti di difficoltà non ci siamo mai compattati, anzi ci siamo sciolti. Alibi? Mai cercati, li lascio alle “fighette”. Da quando ci sono io non c’è mai stato una squadra, solo un gruppo di ragazzi, però so che l’anno scorso era uguale». VUOLE RESTARE. Il suo contratto scade nel 2018. Diamanti sorprende e chiede di restare ad una condizione. «Ho una ferita aperta e un contratto che vorrei rispettare anche in B, con lo stesso entusiasmo dei primi giorni, per regalare momenti di felicità ai tifosi. Glielo devo. Non chiedo di diventare leader, ma di essere trattato con educazione, sudare come faccio ogni giorno, accettare se è il caso panchine e trib u n e , mantenere equilibri nello spogliatoio che è la cosa più importante. Disposto a giocarmi tutto in un ambiente che mi considera e con un allenatore che non mi vada contro. Più arrabbiato o umiliato? Arrabbiato per non avere dato il massimo e umiliato perché non merito un trattamento del genere, perché non ho mai saltato un allenamento o mancato di rispetto. Palermo? Ne siamo innamorati, la prima è mia moglie; e i tre ragazzini hanno molti amici, parlano in siciliano, si sono ambientati. Siamo stati in tutto il mondo, è la gente a fare bella una città. E allora voglio dedicare un pensiero ai tifosi del Palermo. Capisco il loro stato d’animo, si sentono traditi e non c’è cosa più brutta di non identificarsi nella squadra del cuore. Calciatori e società cambiano, i colori rimangono. Le vere bandiere sono i tifosi non i quattrini». COLTE AL VOLO. «C’è stata una strategia a perdere? E’ una cattiveria. Perinetti sostiene che sono stato un’illusione…? Le persone che parlano senza conoscere i fatti mi fanno tenerezza. I giovani? In generale, e non mi riferisco ai nostri, sono presuntuosi, la maggior parte viziati. Dovrebbero ringraziare Gesù se alla loro età affiancano gente di A, invece fanno il muso se non giocano, si allenano con leggerezza, non ascoltano i compagni e l’allenatore, non hanno la cultura del sacrificio. E sa perché? Perché arrivano con facilità. Ai miei tempi, se giocavo un minuto e lo sbagliavo dovevo rifare il giro per tornare in campo. Un giovane che mi ha impressionato? Ruggiero. Da un mese è con noi e gioca con gli allievi nazionali, non perde un consiglio e ha fame, un esempio non solo per i giovani ma anche per i vecchi. La Fiorentina domenica? Non mi sento un ex anche se ho giocato nella Florentia Viola e ho vissuto sei mesi stupendi con Montella e con i tifosi. Noi? Vorremmo chiudere con decenza»”. Questa l’intervista integrale ad Alessandro Diamanti realizzata da “Il Corriere dello Sport”.