Citro, Matarese e Besea: ignoti al Giudice Sportivo, protagonisti del calcio italiano (FOTO e VIDEO)

Luca Matarese (20 anni), Emmanuel Besea (21 anni), Nicola Citro (29 anni): per i meno attenti, sono questi i nomi dei tre calciatori del Frosinone che, nel finale del match contro il Palermo, hanno deciso di interrompere le azioni offensive degli avversari buttando un pallone in campo. A testimoniarlo, quasi casualmente, sono le telecamere di “Sky Sport” il giorno stesso della partita. Il video, che poi ovviamente ha fatto il giro del web, è abbastanza chiaro: la telecamera della nota emittente televisiva, posta alle spalle della panchina ciociara, riprende in maniera evidente il momento in cui il numero 6 Besea giunge correndo accanto ai compagni Matarese (inginocchiato per terra) e Citro, l’ex Trapani seduto sul bordo della panchina. Il primo, giungendo in modo irruento, sembra urlare ai compagni qualcosa, indicando con il movimento delle mani di fare in fretta e controllando più volte di non essere visto da qualcuno rivolgendosi con lo sguardo verso il campo. Matarese, ancora inginocchiato per terra, prende il pallone che si trovava di fianco a lui e lo passa a sua volta a Citro; quest’ultimo, con fare frettoloso, prende il pallone con entrambe le mani e senza pensarci due volte lo tira in mezzo al campo, riaccomodandosi come se nulla fosse successo. Intanto, sullo sfondo, l’immagine è chiara: tutti i calciatori sul terreno di gioco corrono da destra verso sinistra, ovvero in direzione della porta del Frosinone; è banale, dunque, intuire come in quel caso si trattava di un’azione offensiva da parte del Palermo.

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Nella giornata di ieri, tre giorni dopo lo svolgimento della gara, è arrivato il comunicato ufficiale del Giudice Sportivo, il quale in sintesi ha omologato il risultato di 2-0 in favore del Frosinone. Leggendo attentamente la nota del Giudice, nel caso specifico del lancio di palloni in campo, lo stesso ha deciso di multare soltanto l’autore del gol Maiello: “AMMENDA DI € 10.000,00 a MAIELLO Raffaele (Frosinone): per avere, verso la fine della gara, dalla panchina, posto in essere una condotta sleale e antisportiva, lanciando sul terreno di giuoco un pallone con l’evidente scopo di interrompere lo svolgimento del giuoco, nonché per aver tenuto una condotta intimidatoria nei confronti sia di un calciatore della squadra avversaria, sia nei confronti dei rappresentanti della Procura Federale rifiutandosi, peraltro, di farsi identificare poiché privo della divisa di giuoco“. Ora, stando a quanto scritto nella nota ufficiale, il Giudice si è affidato soltanto al referto dell’arbitro (“[…] per come emerge dal supplemento richiesto all’Arbitro da questo Giudice e inviato via e-mail in data odierna alle ore 15.39: […]“) senza possibilità alcuna di utilizzare la ripresa video. E il motivo viene precedentemente spiegato dallo stesso Giudice: “[…] Rilevato che non è ammissibile la richiesta di acquisizione di immagini televisive, atteso che non sono rappresentati fatti che non siano stati visti dall’Arbitro, per come richiesto dall’art. 35 C.G.S e che, comunque, le condotte lamentate non configurano nessuna delle ipotesi di condotte gravemente antisportive, per come tassativamente indicate nell’art. 35, co. 1.3 C.G.S. [leggasi: “1) la evidente simulazione da cui scaturisce l’assegnazione del calcio di rigore a favore della squadra del calciatore che ha simulato; 2) la evidente simulazione che determina la espulsione diretta del calciatore avversario; 3) la realizzazione di una rete colpendo volontariamente il pallone con la mano; 4) l’impedire la realizzazione di una rete, colpendo volontariamente il pallone con la mano. […]“.

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Che il Giudice Sportivo, dunque, abbia applicato la legge è indiscutibile, seppur sia impensabile che la clip che riportiamo in alto non sia arrivata sotto la sua supervisione. Ma il fatto che questi calciatori tesserati dal Frosinone, a partire dalla stagione 2018/2019, potranno calcare i campi del massimo campionato italiano è davvero contro l’etica sportiva. Il calcio, lo sport più seguito in Italia, è anche quello più praticato e osservato da tantissimi bambini. Questo dovrebbe essere anche l’unico motivo per dover punire questi mancati esempi di lealtà e sportività. Si potrebbe ipotizzare, infatti, che da questa occasione in poi, tutti i calciatori di qualsiasi squadra di calcio potranno sentirsi autorizzati ad attuare tale comportamento scorretto nei confronti dell’avversario, purché non visti dal direttore di gara e, nel caso dei campionati di maggiore rilevanza, senza nemmeno preoccuparsi di essere ripresi da telecamere che mostrano le immagini a milioni di telespettatori. Forse si dovrebbe pensare che a chiedere giustizia non sia solo il Palermo, ma tutto il calcio italiano.